Per una grande rivoluzione, non importa chi, come e quando inizia,l`im
Per una grande rivoluzione, non importa chi, come e quando inizia,l`importante è iniziore, in fin dei conti molte grandi imprese sono iniziate partendo dalle gesta coraggiose di pochi valorosi!! Essenziale è non scoraggiarsi dall`attentismo degli altri o farsi trascinare da facili lusinghe, fondamentale e poi non perdere di vista l`obiettivo finale. La storia, pultroppo, ci insegna che spesso; troppo spesso, le grandi rivoluzioni riescono meglio nel loro intento iniziale, cioè abbattere il vecchio "regime", ma falliscono nell`obiettivo finale, creare cioè un "mondo migliore". Fu così per le due più grandi rivoluzioni civili: quella francese e quella russa; entrambe riuscirono a mobilitare le masse e ad abbattere il vecchio regime, riuscendo in un`impresa considerata impensabile: sovvertire quello che era considerato l`ordine naturale. Entrambe però hanno deluso nell`obiettivo finale: riuscire a realizzare un nuovo ordine basato su uguaglianza e giustizia, finendo con creare nella prima un regno del terrore concluso con la restaurazione; nella seconda una delle peggiori dittature iniziata con Stalin, proseguita poi sino al fallimento della stessa idea di "governo popolare". Per certi aspetti lo stesso vale per le rivoluzioni culturali degli anni 60/70. La spasmodica lotta di emancipazione e liberazione ha portato ad una lotta senza quartiere verso i presunti nemici di una libera coscienza: "morale cristiana" ed "oppressione educativa" genitoriale e scolastica in primis, senza riuscire a trovare però dei valori alternativi finendo, in molti casi, col costruire modelli di società amorali ed ineducati. Mi chiedo se una società in cui alle nuove generazioni non viene insegnato nessun valore; in cui, onde evitare di imprigionare i giovani in una rigida educazione, si preferisce lasciar correre sempre e comunque; in cui i ragazzi vengono convinti che tutto è permesso, tutto è dovuto e non si insegna ad affrontare le difficoltà; in cui nessuno viene abituato a lottare per ottenere qualcosa; in cui molti ragazzi non trovano di meglio "per passare il tempo" e provare emozioni che organizzare orge o peggio ancora stupri di gruppo a danno di coetanee; in cui la sessualità ha perso ogni connotazione e per molte diventa normale già prima dei 16 anni perdere il numero di quanti e con quanti si hanno avuto rapporti intimi; in cui la amoralità ci porta ad accettare passivamente tuttoe il modello da seguire sembra essere diventato BEAUTIFULL, dove cambiare partner risulta più facile che cambiarsi i calzini, si fanno figli a destra e a manca; sia una società realmente libera o più tosto una società votata all`autodistruzione? Ha ancora senso, oggi, considerare la "chiusa e ortodossa" morale cattolica, il nemico da abbattere per una piena libertà? In un mondo in cui la dignità umana, sopprattutto quella delle donne viene quotidianamente offesa e calpestata, la chiesa rappresenta realmente il più grande ostacolo alla realizzazione della piena emancipazione femminile? Dov`è che finisce il liberalismo e inizia il libertinaggio? Non è forse nell`assenza di un qual si voglia valore morale, la principale causa del fatto che oggi l`uso del proprio corpo e delle prestazioni sessuali da molti/e viene considerato un mezzo lecito, se non l`unico mezzo, per raggiungere i propri scopi? Dal farsi accettare in un gruppo, alla carriera lavorativa e/o politica per molti/e giustifica l`uso "libero" del proprio corpo!!! Al di là delle scelte individuali, che rimangono un fatto personale, aver fatto sì che la prostituzione, in senso lato (sia fisica, che intellettuale), sia divenuto un riferimento culturale ci ha reso più liberi? Si possono trovare dei valori validi al di fuori di una moralità condivisa? L`assenza di ogni coscienza religiosa, morale e culturale, ci porterà ad una evoluzione sociale o alla fine di ogni società?