Giunti quasi al capolinea si diventa più capaci di guardarsi in
Giunti quasi al capolinea si diventa più capaci di guardarsi in faccia? Lo si dovrebbe essere! Ci si dovrebbe sedere attorno ad un tavolo e mettendo al centro di questo il bene comune, dibattere, criticando ed avanzando tesi migliorative, idee, tirare fuori vecchi progetti tenuti nel cassetto per provare, finalmente insieme, tutti insieme, a forgiare una testa d’ariete capace di buttare giù quel portone che ci ha chiusi dentro un mondo di immobilità, promotore di iniziative spesso sterili e fini a se stesse, facendo venire fuori il meglio della nostra comunità e non il solito soggetto politico a cui far convergere le nostre preferenze elettorali. Forse sono un sognatore ma voglio continuare ad esserlo per i figli di questa nostra generazione nella speranza che, quantomeno loro, quando saranno adulti, potranno iniziare a respirare un aria diversa, un’aria che non cambia sulla base del partito che detiene il “potere” ma sulla coscienza di coloro che in esso militano, sulla coscienza dei cittadini e dei lavoratori che devono iniziare a vedere concretamente che è arrivato il momento di mostrare le proprie eccellenze, di unirsi per dare a queste un peso maggiore, iniziare a camminare in una società che altrove sta già correndo. Tantissimi giovani sono senza un lavoro, provate a chiedere ad uno di loro per quali motivazioni non tentano, o lo fanno in pochissimi, di mettersi in proprio? In primis risponderanno a causa della “burocrazia” altro portone da abbattere grande come il primo ma figlio della immeritocrazia, di una moltitudine di individui, non della totalità per fortuna, presi e posati dietro una scrivania liberi di scegliere se lavorare o leggersi il giornale, individui senza alcun interesse ad incrementare le proprie conoscenze per fornire un servizio pubblico sempre migliore, individui troppo spesso fonte di intralcio per quanti, malgrado la pesante crisi, vorrebbero provare a scommettere su se stessi, cosa questa gravissima se si considerano anche i tanti convegni fatti per capire per quali motivazioni i giovani non fanno imprenditoria. Chi cambierà tutto questo? Non certo la stessa politica, non ne ha alcun interesse. A cambiare devono essere le coscienze di ognuno, dal politico che deve essere d’esempio dentro e fuori i palazzi al semplice cittadino. E’ una sfida che ci riguarda tutti, nessuno escluso. La Sicilia ed i siciliani possono ambire all’eccellenza in memoria anche di un tempo non lontanissimo quando la nostra terra era la culla della cultura, una potenza economica tra le più grandi in Europa mandata al sacrificio estremo in nome dell’unità della nazione.
Certo il discorso sarebbe lungo. Molte volte, anzi sempre le nostre sconfitte o addirittura le nostre non partenze sono imputati ad altri. E chi meglio di chi è seduto dietro una scrivania?
Egli è il capo espiatorio perfetto. Il nostro capo espiatorio, colui che allevia le nostre negligenze, l`alibi perfetto di chi lo start lo osserva ma non l`imbocca.
E` chiaro che si può arrivare ultimi o addirittura non arrivare, quello che non è chiaro è il non voler affrontare eventuali problemi burocratici, che poi a pensarci bene sono il calmiere di cio che non deve assolutamente essere una bolgia.
Meglio rivolgersi al politico di turno "ci pensa iddu a parrari direttamente cu l`impiegato, a mia mi siddia acchianari e scinniri scali".
Io dico, parliamoci personalmente con questi impiegati burocrati, nullafacenti e ignoranti, parliamo con cognizione di ciò che vogliamo realizzare, ho la vaga impressione che potremmo restare sorpresi.
Per quanto riguarda Sicilia e Siciliani, non credo che i nostri malesseri siano da imputare a sacrifici di unità nazionale, ma al naturale evolversi degli eventi e dei teatri storici, che probabilmente tra qualche anno ci riproietteranno nel centro del mondo economico/culturale.
Sarebbe auspicabile (la mia è solo una riflessione) che la Regione Sicilia istituisse la presenza di un Tutor a disposizione di quanti abbiano voglia di intraprendere una attività imprenditoriale, affiancandoli nella risoluzione di tutti i cavigli burocratici lasciando ovviamente all`apirante imprenditore solo il rischio dell`investimento ed il lavoro, se l`attività va.
Che la Sicilia tornerà ad essere grande non ho dubbi, dobbiamo solo ritrovare lo spirito giusto.
L`arte d`annacarsi è quella che più il popolo siciliano ama praticare.
Personalmente e, per certi versi, purtroppo io sono cresciuta in una terra, quella Emiliana, dove si praticava il rapporto diretto e alla pari. La negazione del compromesso e il senso della libertà,DNA familiare, hanno fatto il resto.
Ma ha volte mi sento una fessa cretina. Soprattutto in questo momento di revisione e confusione di ruoli;dove chi ha sempre praticato il compromesso si erge a tutore dell`etica e della morale. Quelli che abbiamo vissuto al contrario invece dobbiamo subire la predica che viene da quel pulpito.
Direi fondamentalmente che siamo un po` tutti colpevoli o di omissione o di assenza. Basta essere consapevoli.
Ma per salvare la nostra terra veramente, dobbiamo davvero guardarci in faccia e lavorare per il bene comune: nella verità, nell`onestà e nel rispetto reciproco.
Solo così possiamo sperare in quel cambiamento tanto desiderato.Già parlarne rappresenta un passo avanti.
Stima e saluti a tutti
Francesca