Il 26/01/2012 si è tenuta ad Alia ,nei locali dell’ITC una conferenza sull’Aschoà. Oltre alle cinque classi della ragioneria,nell’incontro sono stati coinvolti anche i ragazzi della 1°classe del nuovo indirizzo alberghiero,insediatosi proprio in un’aula dell’istituto. La scolaresca e i docenti hanno avuto l’onore di avere come ospiti per quest’occasione la poetessa Francesca Albergamo supportato dalla preziosa presenza di Armando Di Martino,il quale ha recitato insieme a lei delle poesie.
Ma procediamo per ordine. L’incontro è iniziato dopo la seconda ora di lezione,i ragazzi sono stati radunati al piano terra dove,per cominciare hanno potuto prendere visione di un breve documentario schock dal titolo,appunto,”Schoking footage from Auschwitz”. Il reportàge, seppur in francese, era facilmente comprensibile a tutti,perchè non erano le parole a parlare ma le immagini. Dapprima queste apparivano prive di significato,dato che raffiguravano persone e bambini come tanti,ma a cui hanno fatto seguito le foto dei cadaveri di quelle persone morte nei cosiddetti campi d concentramento o d gente ancora viva ma il cui corpo era stato divorato dalla fame e dal duro lavoro a cui era sottoposto. Tenendo inoltre conto del fatto che essi venivano torturati,lasciati senza mangiare per giorni e come si è visto dal documentario,tenuti nudi al gelo. Le immagini erano molto cruente,ma non c’è alcune volte,altro modo o maniera migliore per dire la verità. Per rafforzare questo concetto di sottrazione della dignità umana da parte delle SS,gli operatori materiali dei massacri,Armando ha letto la poesia”Se questo è un uomo”. Subito dopo i nostri ospiti ci hanno fatto ascoltare “La farfalla”:parla della piccole cose che a noi possono apparire banali ma che in realtà sono da considerarsi molto importanti,sopratutto per chi la possibilità d assaporarle,ad un certo punto non ce l’ha più avuta perchè negatagli,così,da un giorno all’altro e senza un valido motivo. La poesia forse più toccante è stata”scarpette rosse”, raccontava della parte probabilmente più spietata,orribile e insensata del massacro,della tragedia dentro la tragedia:l’uccisione di miglia di bambini,si stima circa 2000. In questo scandaloso pezzo d storia,da nessun punto di vista giustificabile,è impossibile anche solo pensare o credere che dei pazzi possano essersi accaniti con degli esseri così indifesi,con chi,più di tutti dovrebbe essere amato e reso felice. Risulta già impossibile che certi trattamenti siano stati riservati ad ebrei,omosessuali,a persone di un certo orientamento politico e a persone portatrici di handicap,immaginiamoci a dei bambini. Non è capibile ma è più comune,rifacendoci al concetto di XENOFOBIA=PAURA DEL DIVERSO,avere qualcosa contro uno stato,una persona omosessuale o disabile piuttosto che con un bambino. C’è infatti da dire che ad alcuni faceva anche piacere che certe categorie di persone sparissero dalla faccia della terra,proprio come spiegavano i versi di una delle poesie lette. Pazzia!?! forse!solo la pazzia in effetti può essere l’unica spiegazione plausibile per tutto questo. Ma erano tutti pazzi? Beh, non so, è difficile comprendere,perché non si può parlare di fanatismo dato che in questo caso ha davvero sorpassato il limite lasciando spazio alla follia.
Questo martirio continuò ad essere esercitato per un certo periodo di tempo senza che nessuno,tra la popolazione rimasta libera,reagisse. C’era chi non agiva per paura,chi perché i sentiva impotente e chi per INDIFFERENZA,perché tanto tutto quello che stava accadendo non li riguardava in prima persone e né coinvolgeva qualche loro familiare. Quasi la stessa fredda indifferenza con cui agivano le SS che torturavano e uccidevano i prigionieri ,la medesima con la quale,oggi qualcuno continua a negare che questo genocidio sia realmente accaduto in tutta la sua crudeltà. Proprio sull’indifferenza ha voluto porre l’attenzione Francesca, leggendo una poesia insieme ad Armando,quasi a volere rafforzarne il valore delle parole. Sentendo parlare dell’olocausto pare proprio di sentire la storia di un film dell’orrore o di una brutta, bruttissima favola. Ma come in ogni favola che si rispetti, qualche volta anche nella vita arriva il lieto fine,pure nella situazioni più tragiche e di solito grazie all’intervento di un eroe. Di eroi possiamo perciò parlare quando c riferiamo a coloro che hanno liberato i prigionieri da questo supplizio,anche se per chiamarli precisamente si usa il termine partigiani. La signora Albergamo è figlia di un partigiano ed è venuta per raccontare la storia del padre. Uno di quei uomini che ha preso il coraggio in mano ed è certo che ce ne sarà voluto moltissimo, un uomo che ha deciso di non soccombere ma di ribellarsi, uno di quelli che non si è lasciato coinvolgere dall’indifferenza ed è partito per quello che da quel momento avrebbe preso il nome di movimento della resistenza. A questo punto la storia del signor Giovanni,così si chiamava questo eroe della libertà,si incrocia con la storia delle foibe. Un’altra tragedia quasi analoga all’olocausto. Partito per lottare,il signor Albergamo ,venne catturato dai soldati tedeschi e riuscito a scappare grazie a dei partigiani slavi si salvò grazie alle generosità di una donna che lo ospitò in casa propria,facendolo nascondere in un letto e che al passaggio dei soldati disse loro che sotto quelle coperte c’era il figlio molto malato. Esempio di grande altruismo, valore di cui sentiamo molto la mancanza oggi, ma molto presente a quei tempi in cui c’era povertà materiale ma ricchezza di nobili sentimenti anche mentre,paradossalmente, c’era chi faceva la guerra. Proprio sulla travagliata storia del padre, Francesca ha scritto “Raccontami”,una poesia presente nella propria raccolta pubblicata con il titolo”La maggioranza sta”. Mentre leggeva quei versi,si sentiva l’emozione trapelare dalla sua voce,si intuiva la commozione per il ricordo del padre scomparso e per la grande missione che egli con grosso spirito di sacrificio ha portato avanti. Ad un certo punto,questa figlia fortunata,così potremmo chiamarla,ci ha mostrato le onorificenze donate al padre. In quel momento erano evidente tutta la fierezza e l’orgoglio per essere stata creata e cresciuta da una persona così. Il programma di quest’incontro si è quindi concluso con l’ascolto dei canti partigiani,i canti della liberazione! In ultimo ma non per ultimo in ordine d’importanza,Francesca ci ha fatto notare che dobbiamo stare sempre allerta perché la situazione politica del medio oriente ma anche lo stato in cui versa la società odierna,ci fanno capire che siamo sempre a rischio persecuzione.. Ci ha fatto un esempio che a me è molto piaciuto e che condivido in pieno: ha parlato della disabilità. Ha fatto presente che ancora oggi si tende a pensare che la disabilità sia un mondo a parte e che perciò così facendo si fa un vero e proprio ghetto e che anche questa è persecuzione. Perchè ricordiamoci sempre che la motivazione dichiarata dell’olocausto è stata la convinzione della superiorità della razza ariana su tutti e tutto e quindi, la smania di supremazia da parte di Hitler , il fautore di tutto questo. Le due cose sembrano scollegate e invece non lo sono,perché facendo discriminazione nei confronti dei diversamente abili,considerandoli peggiori,elementi da evitare o anche solo considerandoli diversi nel senso brutto del termine ,cioè inferiori ,inutili da ogni punto di vista,esercitando quindi nei loro confronti compassione,non si fa altro che ripetere ogni volta una sorta di aschoà. Già, perché non è detto che una persona per essere torturata debba necessariamente subire delle sevizie fisiche o che per morire debba per forza arrivare alla morte del corpo. In tutto questo non è stato spesso nominato il Signor Armando, ma non perché la sua presenza non sia stata importante ai fini della buona riuscita della conferenza. Tutt’altro! egli ha recitato alcune delle poesie ma facendolo non ha semplicemente messo delle parole una dietro l’altra. Si percepiva piuttosto,che quelle che diceva lo sentiva, che era emotivamente coinvolto,che si rendesse conto della mostruosità della situazione che leggendo ci descriveva. Per far ciò occorre avere una grande profondità d’animo e il signor Di Martino ,anche agli occhi di chi non lo conosce sembra proprio esserne dotato. Ringraziamo dunque Francesca e Armando per aver accettato il nostro invito. Un grazie va anche al professore Albano,il docente di italiano grazie al quale è stato possibile mettere all’opera l’incontro essendosi occupato degli incontri organizzativi con gli ospiti,ovviamente tutto si è potuto svolgere sotto l’autorizzazione della direzione dell’istituto. In questa giornata, molto toccante e meritevole,secondo me,di essere raccontata nei minimi dettagli,si sarebbe potuto fare ancora di più. Arrivederci dunque al prossimo anno, nella speranza di poter organizzare,avvalendoci di tempi più lunghi,un incontro ancora più esauriente per tenere sempre viva la memoria e per… NON DIMENTICARE!
Primo Levi
L`approdo
Se questo è un uomo
Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case,
Voi che tovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d`inverno.
Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi alzandovi;
Ripetetelele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi.
E ancora una volta, ma avremo modo di parlarne da vicino, voglio dirti che non è stato facie neppure per noi,quello che ci ha salvati e aiutati è stata l`ironia e l`unione, ma soprattutto il considerarci tutti normali e quindi comportarci come tali.Nella normalità spesso sta l`eroismo, sta la forza.Quando ti ho vista la prima volta avevi pochi mesi e due occhi grandi spalancati sul mondo, scrutatori e vigili. Ecco scruta il mondo con quegli occhi Cristina e corri, sarai invincibile.
A presto, un bacio e grazie ancora. Francesca.
Perchè se questo è un uomo non debba più a ripetersi. Francesca
grazie per aver voluto condividere con noi l`emozione che hai provato durante la conferenza, la tua descrizione è dettagliata ed esprime pienamente il tuo stato d`animo.
Il Giorno della Memoria coinvolgendo il mondo della scuola ha contribuito a generare in tanti giovani sensibili come te gli anticorpi contro il pregiudizio, mirando a diffondere una cultura del rispetto delle diversità.
Abbiamo paura di quello che è diverso da noi, socialmente culturalmente e purtroppo anche fisicamente. La diversità che spesso è vista come minaccia, è invece risorsa, valore, scambio, è possibilità di crescita.
L’Europa e il mondo hanno assistito a una immane catastrofe, è una parte della nostra storia collettiva che deve scuotere le coscienze, chiedendoci come possa essere potuto accadere.
Occorre, senza allarmismi e con fermezza, tenere d’occhio razzisti e xenofobi, che i momenti di difficoltà possono far emergere.
Se capire è impossibile conoscere quel che è stato quindi è necessario perché non dobbiamo permettere che accada di nuovo.
Spero che tu scriva ancora su Assarca condividendo con noi le tue estperienze,per dare a noi, lontani o distratti, la possibilità di ricordare e riflettere.
Parlane qui secondo me, non è limitante, ma straordinariamente coinvolgente.
Probabilmente pochi o nessuno aggiungerà qualcosa, ma forse tanti si fermeranno a riflettere.
Vi prego, non limitatevi a sussurravi qualcosa all`orecchio, ma urlatelo.
Urlatelo qui tra queste pagine, sicuramente con garbo e cautela ma senza sottointesi.
Niente niente riuscirete a fare uscire qualcuno dei tanti da questo squallido torpore.
Con stima Calogero Drago
un contributo alla lodevole iniziativa con una mia poesia letta da me presso il Centro Ebraico Pitigliani di Roma nella Giornata della memoria a cui hanno partecipato molti poeti e chi in prima persona ha vissuto quei momenti così tragici.
I Nomi SUSANA, ANA MARIA, Gloria.......
La lunga spina di uno strale trasparente, che non vuole disfarsi,
come colline che dondolano blande nella ingenuità cieca dell’ aria vorace.
Destino di vittime, nel fango turbolento,
denti bianchi che domandano al mistero. *
T’aspettavano.
Aspettava la storia la tua innocenza
…fiore dolce di aria di stelle!
E pagasti con l’innocenza offesa!
Fugacità candida che cammina instancabile,
la nostra storia di montagne e canali rumorosi!
Il tuo dolore immenso ha il gemito del mistero!
T’aspettava la Storia
per il suo progetto strano,
fra i pioppi millenari,
là, nel nostro tempo di vittime e umiliati
perchè gli altri fossero e brillassero,
e noi gli esclusi, gli smarriti.
Ma sei, sei sempre un segno azzurro,
col tuo gesto e il tuo nome,
col tuo viso disegnato nel pensiero che vibra,
nel pensiero come brezze di colline addormentate
I Nomi
A SUSANA, Ana Maria, Gloria,.............
ANA MARÌA MORAL
La espina di una rayo transparente, que no quiere deshacerse,
colinas suaves que se columpian, en la ingenuidad ciega del aire voraz.
Destino de vìctimas,
lirios en el lodo turbulento.
Dientes blancos que horadan la tierra,
que preguntan al misterio.
Te aguardaban…
Aguardaba la historia tu inocencia,
¡Flor dulce de luz de estrellas!
Y pagaste...con la inocencia ofendida
-fugacidad candorosa que recorre incansable
nuestra historia de montañas y acequias rumorosas...
¡Tu dolor inmenso que tiene aliento de misterio!
Te esperaba la historia
para su proyecto extraño
entre los alamos milenarios,
allà en nuestro tiempo de vìctimas y rechazados,
para que otros fuesen y brillasen
y nosotros los extraviados y excluìdos.
Pero eres, eres siempre,
una señal y un signo azul
con tu gesto y tu nombre,
con tu rostro diseñado en el pensamiento que vibra
en el pe
Francesca Lo Bue.
17/02/2012
un contributo alla lodevole iniziativa con una mia poesia letta da me presso il Centro Ebraico Pitigliani di Roma nella Giornata della memoria a cui hanno partecipato molti poeti e chi in prima persona ha vissuto quei momenti così tragici.
I Nomi SUSANA, ANA MARIA, Gloria.......
La lunga spina di uno strale trasparente, che non vuole disfarsi,
come colline che dondolano blande nella ingenuità cieca dell’ aria vorace.
Destino di vittime, nel fango turbolento,
denti bianchi che domandano al mistero. *
T’aspettavano.
Aspettava la storia la tua innocenza
…fiore dolce di aria di stelle!
E pagasti con l’innocenza offesa!
Fugacità candida che cammina instancabile,
la nostra storia di montagne e canali rumorosi!
Il tuo dolore immenso ha il gemito del mistero!
T’aspettava la Storia
per il suo progetto strano,
fra i pioppi millenari,
là, nel nostro tempo di vittime e umiliati
perchè gli altri fossero e brillassero,
e noi gli esclusi, gli smarriti.
Ma sei, sei sempre un segno azzurro,
col tuo gesto e il tuo nome,
col tuo viso disegnato nel pensiero che vibra,
nel pensiero come brezze di colline addormentate
I Nomi
A SUSANA, Ana Maria, Gloria,.............
ANA MARÌA MORAL
La espina di una rayo transparente, que no quiere deshacerse,
colinas suaves que se columpian, en la ingenuidad ciega del aire voraz.
Destino de vìctimas,
lirios en el lodo turbulento.
Dientes blancos que horadan la tierra,
que preguntan al misterio.
Te aguardaban…
Aguardaba la historia tu inocencia,
¡Flor dulce de luz de estrellas!
Y pagaste...con la inocencia ofendida
-fugacidad candorosa que recorre incansable
nuestra historia de montañas y acequias rumorosas...
¡Tu dolor inmenso que tiene aliento de misterio!
Te esperaba la historia
para su proyecto extraño
entre los alamos milenarios,
allà en nuestro tiempo de vìctimas y rechazados,
para que otros fuesen y brillasen
y nosotros los extraviados y excluìdos.
Pero eres, eres siempre,
una señal y un signo azul
con tu gesto y tu nombre,
con tu rostro diseñado en el pensamiento que vibra
en el pe
Francesca Lo Bue.
17/02/2012