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IT ALIA REDAZIONE IT ALIA REDAZIONE Pubblicato il 27/11/2023
Alessio Boni presenta la serie “Il metodo Fenoglio”, tratta da Carofiglio: “Un amante della cultura prestato ai Carabinieri”

Alessio Boni presenta la serie “Il metodo Fenoglio”, tratta da Carofiglio: “Un amante della cultura prestato ai Carabinieri”

di Thomas Cardinali
fonte : TAG 24
Alessio Boni ha rilasciato una video intervista a TAG24 presentando Il metodo Fenoglio, la nuova fiction di Rai 1 tratta dalla serie di romanzi di Gianrico Carofiglio.
Un personaggio che si va ad inserire in un bouquet di offerta per la fiction del servizio pubblico dove sono presenti tanti altri marescialli e capitani – basti citare, su tutti, il Rocco Schiavone di Marco Giallini, arrivato alla quinta stagione – ma il protagonista di questa nuova produzione è sicuramente molto singolare per la sua straordinaria capacità di essere più uno psicologo che un membro delle forze dell’ordine. D. Alessio Boni nell’intervista con TAG24 parte proprio dalle qualità empatiche e dalle passioni d’altri tempi del suo Fenoglio.

R. “Il suo metodo anomalo e particolare è ciò che lo caratterizza. Lui è un letterato, colto, amante della cultura, amante dell’arte, della musica classica, che viene prestato per caso all’Arma dei Carabinieri. Si rende conto che ha questo istinto investigativo, gli piace districare il bandolo della matassa, scoprire chi sia il capo della Sacra Corona Unita piuttosto che della ‘ndrangheta o della mafia più in generale. E ci arriva a modo suo”.

D. L’attore sottolinea la principale stranezza del suo maresciallo Fenoglio.

R. “La cosa strana è che, se riflettiamo bene, lui non è così strano. La verità è che detesta la violenza. È dicotomica questa cosa. Lui non porterebbe neanche l’arma d’ordinanza pur facendo parte del nucleo operativo ed essendone il capo, con un team che comprende anche artisti meravigliosi come Paolo Sassatelli e Francesco Centorame. Lui vorrebbe vincere con l’arma della psicologia e mai usare la violenza, non userebbe neanche le manette per arrestare una persona. Per dirti, lui ha sparato solo al poligono perché obbligato a farlo, ma non premerebbe mai il grilletto”.

D. L’attore e un’analisi su come in questi romanzi si affronti in modo singolare il male.

R. “È un gioco di scacchi tra lui e la società criminale che, come dicevano Falcone e Borsellino, per poterla debellare la devi amare, tra virgolette, capire e sviscerare empaticamente. Se la si ghettizza e la si giudica a distanza, non si potrà mai capirne le fragilità e coglierne il passo falso per poterla poi colpire. Questo è ciò che mi ha affascinato dei romanzi di Carofiglio e di questo personaggio a cui ho detto di ‘Sì’, aiutato dalla regia di Alessandro Casale”.

D. Come mai il pubblico italiano ama così tanto il genere ‘crime’?

R. “Se ci pensi, solamente 15 anni fa non era così. Io feci anche Arrivederci amore, ciao, un film tratto da un romanzo di Massimo Carlotto con la regia di Michele Soavi, che non andò bene. Anzi, volevano rassicurazioni e varie altre cose per acconsentire a farcelo fare. Adesso questo genere ha scavallato e sembra che il noir, o comunque il thriller, l’indagine anche con tematiche forti e sanguinose, facciano parte del nostro quotidiano”

“La criminalità ci ha invaso ed è per questo che ha conquistato anche le serie tv”
D. L’attore sulla criminalità che ha invaso la tv.

R. “Questo è accaduto forse perché siamo abituati a sentirne parlare dalla cronaca in televisione di fatti reali. La guerra ci invade così come la criminalità, i fatti di cronaca nera hanno invaso la nostra mente. La morte a Napoli di un ragazzo per il parcheggio di un motorino è una roba che siamo abituati a sentire, ormai. Sono fatti che rappresentano la realtà, anche se purtroppo nefasta. Sembra che non ci si possa tener fuori da tutto questo nel nostro quotidiano, isolandoci come in una bolla di sapone”.

D. Perché la criminalità, il Male, intrigano di più nelle fiction?

R. “Tutti vogliono sapere. Siamo attratti da questo male come delle falene attratte dal fuoco. Sanno che andranno a morire perché si bruciano ma lo fanno comunque. Gli animali cadono e muoiono, ma è più forte di loro, è una roba che li attrae. Perché la criminalità, il ‘bad guy’, è molto più forte del ‘good guy’, perché quest’ultimo è troppo rassicurante, troppo banale. Credo che sia questo. Questa domanda che mi hai fatto sul male mi h fatto venire in mente questa risposta, ma sento davvero che siamo contornati da talmente tanto crimine che rappresentarlo in tv è come andare da un ematologo a controllare con una lente di ingrandimento quello che fa veramente il malavitoso camorrista”.
di Thomas Cardinali
fonte : TAG 24 - video intervista

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