LA STORIA ( dedicato alla dimenticanza)
Nelle fasi di cambiamento chi non cambia deve essere cambiato ( Angelo Barozzi- Patriarca di Grado 1300)
Prove di cambiamento. ( ALIA 2014)
Ho la sensazione che in questa nostra comunità si faccia a gara a chi vuole riscriverne la storia, ognuno dalla propria opportunistica visione. Se cercassimo, invece, di operare tutti uno sforzo di memoria forse riusciremmo ad essere onesti con noi stessi, ma soprattutto otterremmo più credibilità da parte di tutti quei ragazzi che, oggi, tentano di esprimere un loro pensiero critico e lo fanno anche con una legittima, irriverente foga. Riusciremmo anche ad ottenere più rispetto e comprensione anche per i nostri errori politici e riconquistare così un po’ della fiducia perduta Magari cominciamo col dire che nella vita pubblica aliese, le responsabilità politiche sono state comuni a tutti, noi adulti, che, in un passato più e meno recente, ci siamo occupati delle cose della politica, sia attivamente che passivamente. Abbiamo, a volte, operato scelte che credevamo giuste e che, in seguito, si sono rivelate nefaste; proprio per le trappole che esse nascondevano. Abbiamo avallato megalomanie e coalizioni politiche, in un passato più o meno remoto, legittimando opere inutili e umane nefandezze, che hanno lasciato dietro di sé, debiti da fare pagare ai cittadini, e conseguenze umane molto dolorose. Per opportunismo, per ingenuità o per cecità politica, ma queste scelte hanno riguardato tutti. E anche la storia più recente di questo paese è lastricata di coalizioni politiche che hanno prodotto grande confusione e sfiducia. Quindi, buon senso vuole che ognuno sappia fare, con onestà e serietà, le proprie riflessioni. Ma soprattutto non si può pensare di andare avanti riscrivendo la nostra storia comune in modo superficiale, senza metterla a nudo e senza soffermarsi sul peso delle luci e delle ombre che nella bilancia della vita pubblica o privata fanno la differenza. E, a tal proposito, voglio aggiungere una mia riflessione sul senso della comunità, intesa come comunione, che sottolinea proprio l’importanza del peso sulla bilancia della vita privata e pubblica. Esso equivale alla dimensione che ogni uomo ha della propria e dell’altrui dignità. E quando quest’ultima viene umiliata e offesa da parte di un uomo verso l’altro uomo si delinea la statura dell’uno nei riguarda dell’altro, ma anche nei riguardi dell’intera comunità. Poiché se un’azione umiliante, millantatoria, irrazionale e tendente anche a colpire l’uomo nella sua umanità, negli affetti e nella dignità, viene compiuta, essa, l’azione, ha lo stesso valore per qualsiasi uomo che la subisce, sia esso il più “importante” o “l’ultimo degli ultimi”(posto che a nessuno è dato fare classifiche), ragione per cui è l’azione e chi la esercita che viene giudicata, anche se essa non ci ha minimamente toccato. E non serve girare la testa dall’altra parte, quando quell’azione riguarda altri, perché questo non ci fa essere; ne cittadini degni di una comunità ne tantomeno cristiani. Lo dice una che si professa laica, fortemente laica ma che ha chiaro in sé il senso della comunità e del cristianesimo: nella sostanza. Quindi l’azione diventa il metro di misura dell’uomo in quanto essa ne determina l’altezza. Dico ciò perché alla fine è su questo che verremo tutti giudicati e non su come siamo stati capaci di essere “nell’apparenza”, bravi e grandi millantatori e impostori. Quell’apparenza che ha lasciato questo paese impoverito economicamente e svuotato di valori. Sono molto chiara e chi deve intendere intenda, lo dico con molta serenità, perché il coraggio è una delle cosa che ho ricevuto in eredità ed esso mi consente di dire oggi RAGAZZI: “attenti ai falsi miti e ai cattivi maestri, sanno ben celare la loro vera natura e sanno essere anche grandi affabulatori, abili venditori di illusioni, mentitori e infamatori. E se questo paese si è ritrovato con un tessuto sociale dilaniato, difficile da ricostruire, si deve a qualche falso mito o cattivo maestro di cui non è auspicabile nessun ritorno. E seppure certa superficialità nell’essere attenti agli umori dei cittadini e ai loro reali bisogni, potrebbe fare riesumare antichi fantasmi, dobbiamo essere molto vigili e non cadere nell’equivoco, ma soprattutto non avere memoria corta. Agli amministratori dico di operare al meglio delle loro possibilità, avendo chiaro il paese e i cittadini, perché i vuoti producono pericolose nostalgie. Nessuno è immune da critiche e giudizi e nessuno è intoccabile o peggio invisibile nell’esercizio delle proprie funzioni, quelle per cui è stato delegato democraticamente. Essere attenti ai bisogni della propria comunità e del proprio paese è un dovere, è un onore, ed essere persone umanamente per bene non è incompatibile con l’esercizio di un’efficiente amministrazione, anzi esso rappresenta un patrimonio in più di cui questa società ha assoluto bisogno per tornare a sperare. Non possiamo poi considerare un caso la disaffezione e la sfiducia nei riguardi della politica da parte dei nostri ragazzi. “Il caso non è altro che la causa nascosta degli effetti” diceva Voltaire, e penso che la coesione sociale ha valore in sé solo nella verità, senza equivoci né inganni; affinché nessuno pensi di avere vissuto in un altro paese e di potersi inventare un’altra storia, quella che più gli piace. E visto che non siamo riusciti a tutelare il futuro dei nostri ragazzi, proviamo almeno a dare risposte alla loro sete di verità e alle loro fragili certezze. “Di gente che ha lasciato questo paese impoverito, in tutti i sensi, non ne sentiamo davvero il bisogno. Il giudizio poi va da sé, nel rispetto della conoscenza e delle verità e rappresenta la nostra eredità nelle azioni reali e non in quelle finte. Francesca Albergamo