Alle dodici e trenta finivamo di lavorare, alle dodici e quarantacinqu...
Alle dodici e trenta finivamo di lavorare, alle dodici e quarantacinque eravamo tutti seduti sul marciapiede `` sutta la suggità granni `` (sotto la società grande) già col pranzo consumato e pronti ad affrontare un`altro pomeriggio di lavoro.
I proprietari di moto, vespe, mini bike, moto cross ecc. ecc. arrivavano alla chetichella e tirando giù il cavalletto, si sedevano sui rispettivi mezzi iniziando interminabili discussioni e confronti.
<< ci misi la marmitta cu lu silenziaturi e ora mi va megghia >>, << la purtàiu a novanta, però mi slitta d`avanti >>, << nun pozzu fari moto cross pirchì mi si rumpì lu parafangu d`arrietu e li petri mi arrivanu n`testa >>, e mille e mille altre discussioni, << la mia va megghia >>, << la tua e smarmittata >>, << io ci acchianu di la stazione senza mano >>, e così via. ......Poi................. un sibilo come di un serpente che fila via tra le frasche secche, arrivava dalla `` scinnuta di Sant`Anna `` ............e tutti silenzio.
Lui, con la sua `` Novanta blu `` scendeva e passava oltre come se non aveva visto nessuno e dando dei piccoli ma continui colpettini di acceleratore per far `` sculazzare`` la moto, si apprestava a fare il giro da `` sutta l`archi `` per poi puntualmente ritornare dove eravamo seduti noi.
Nel frattempo i commenti erano infiniti e sempre uguali. << vi dicu ca è truccata >> affermava qualcuno, << no, no, pirchì so Pà chissi cosi nun ci li fa fari >> commentava qualcun`altro, << nun la po purtari pirchì non avi l`età, però è Novanta nisciuta nova di fabbrica >> aggiungeva qualche esperto che lo conosceva bene..
Il tempo del giro e si ripresentava d`avanti a noi, girava la testa dalla parte opposta e per l`invidia di tanti `` attrantava `` tre gran bei colpi di acceleratore che sembravano tre frecce scagliate nel vuoto e poi rivolto a turno a qualcuno di noi suoi amici appiedati, ci ammiccava con la testa e sussurrava << amunì >> (andiamo). E via, seguiti da tutti gli altri scooteristi tra i tornanti di `` Santa Rusuliuzza la nica `` (Santa Rosalia la piccola) a provare se nel fare le curve toccavamo con le ginocchia a terra.
Come tutte le cose ci doveva essere un riscontro e siccome non ci fidavamo delle nostre parole e sensazioni, per capire se la strisciata era andata a buon fine controllavamo i pantaloni all`altezza delle ginocchia. Se al ritorno della prestazione che partiva dal bivio `` di lu marcatu`` per concludersi alle case popolari erano strappati, voleva dire che le inclinazioni nelle curve erano state come o migliori di quelle di Giacomo Agostini.
Poi nuovamente a lavoro per completare la giornata.
Un caro saluto a tutti e uno grande a te amico mio e alla tua splendida famiglia.
ING. FELICE GUGLIELMO - ALIA 12 LUGLIO 2019