Appello al Presidente della Repubblica del personale contrattista del Comune di Alia
Eccellentissimo Presidente, faccio appello alla Sua persona quale garante della Costituzione, sensibile alle necessita` sociali, ai diritti dei lavoratori e rispettoso, come tutti noi siciliani della nostra terra. Sono una lavoratrice precaria degli Enti Locali della regione Sicilia, dove l`esercizio di importanti funzioni pubbliche, viene garantito da tanti anni dal personale precario, avviato in applicazione a una legislazione regionale, pensata per superare lo stato di disoccupazione di una generazione di giovani inoccupati e dare loro delle opportunita` occupazionali dietro la corresponsione di un modesto salario, dal 2007 contrattualizzati alle dipendenze dei comuni siciliani, ai sensi di una normativa regionale la L.R. n. 16/2006. Da 26 anni lavoro in un piccolo comune, Alia in provincia di Palermo, dove tra gli altri compiti svolgo anche funzioni di RSU. Insieme ai i miei 32 colleghi precari, viviamo una situazione di insicurezza quotidiana che non ci permette, a noi e alle nostre famiglie, di costruire un futuro certo, poiche’ lo sgomento della precarieta’ e la fragile quotidianita` appesa ad un filo di speranza, rischia da un momento all`altro di spezzarsi e farci precipitare in una situazione di disagio economico e di fallimento personale. Ogni anno, al 31 di dicembre, puntualmente viviamo l`incubo della scadenza del contratto che trova prosecuzione solo con l`emanazione di specifica normativa regionale a seguito di cio` i Comuni che utilizzano il suddetto personale, ai sensi della predetta normativa, possono disporre la prosecuzione dei contratti permanendo il fabbisogno organizzativo e le comprovate esigenze istituzionali volte ad assicurare tutti i servizi necessari. A questo punto entra in gioco il senso interpretativo del nostro Ente che ad ogni rinnovo contrattuale, intendendo il verbo possono, come l’autorita’; di agire a proprio piacimento e con la presunta motivazione di procedere ad una riorganizzazione degli uffici e dei servizi, costringe i lavoratori precari ad accettare condizioni sempre peggiorative ed inique, a rinunciare a diritti contrattuali e ad imporre condizioni non supportate da norme regionali e nazionali. Di conseguenza, il nostro Ente, anziché avviare il processo di stabilizzazione con le figure professionali necessarie per l`espletamento dei servizi, cosi` come prevede la normativa vigente, delibera la prosecuzione dei rapporti di lavoro, con un utilizzo improprio dei lavoratori in mansioni non attinenti alla declaratoria del C.C.N.L. e del tutto diverse per le quali sono stati avviati, mettendo in atto di fatto ad un demansionamento che oltre a ledere la dignita’ personale, viola uno specifico dispositivo di legge, l`art. 52 del D. Lgs. N. 165/2001. Troppo facile trovare situazioni di comodo inferendo verso i piu` deboli e i meno tutelati! Con la minaccia di non dare corso alla prosecuzione, i lavoratori, proprio perche’ precari, non hanno alcuna alternativa e costretti a sottostare alle inique condizioni poiche’, anche i ritardi nei trasferimenti delle risorse da parte dell’Assessorato Regionale e il mancato anticipo da parte dell’Ente di appartenenza delle dovute retribuzioni, hanno generato di fatto una difficile situazione economica che non consente loro di poter difendere i diritti violati davanti ai competenti organi giurisdizionali (ai lavoratori precari non vengono erogate le retribuzioni di 7 mensilita’) attuando anche una inammissibile sperequazione di trattamento economico. Signor Presidente, tutte queste situazioni ci mortificano, determinano una grave lesione delle opportunita` di crescita professionale, ci limitano nella liberta’ personale perche` il nostro percorso e’ pieno di ostacoli di ordine economico e sociale, non siamo piu` in grado di sovvenire alle necessita’; primarie delle nostre famiglie (cure mediche, prosecuzione studi dei nostri figli, pagamento delle rate dei mutui contratti) . Io e i miei colleghi, rappresentiamo la precarieta’ di una vita che non riesce a concretizzarsi, che non rispetta i principi del diritto, che racconta di una classe sociale debole che vive e lavora come dei burattini. La nostra forza si sta esaurendo, ci stiamo trasformando in ombre, fantasmi di noi stessi, lentamente si sta spegnendo anche la volonta` di chiedere e di rivendicare quello che oramai reputavamo un nostro diritto: il Lavoro. Prima che sia troppo tardi, Signor Presidente, mi appello a Lei perche’ e’ arrivato il momento in cui non si puo piu` ignorare il problema, ascriverlo ai governi passati che lo hanno tramandato a quelli futuri, senza mai trovare una vera soluzione, forse perche’ cosi e` convenuto a tutti, alla politica e ai sindacati? Noi, precari, figli di un dio minore, per tanti anni anche se abbandonati da tutte le Istituzioni, abbiamo operato con volonta`, capacita` professionale e collaborazione per la Pubblica Amministrazione e i cittadini. Noi, precari, non siamo piu’ disponibili ad avallare le responsabilita’ dei governi passati, non vogliamo piu’ essere offesi dagli errori della politica attuale, sempre piu’ miope e lontana dalle necessita’ e dai bisogni della gente e dei lavoratori. Noi, non vogliamo piu’ essere burattini, fantasmi, non vogliamo piu` essere chiamati precari, vogliamo essere finalmente riconosciuti come veri Lavoratori, pretendiamo che vengano rispettati i nostri diritti. Mi rivolgo a Lei Signor Presidente, perche` la sua coscienza di uomo onesto, sensibile e integerrimo, mi fa sperare in un suo intervento per una risoluzione della problematica in questione, per una legittima applicazione della legge, per dare voce ai senza voce, per continuare ad avere fiducia nelle Istituzioni, per riportare speranza dove ormai regna sovrano lo scoramento e l`oscurantismo. Fiduciosa della sua attenzione Distinti Saluti RIILI LUCIA R.S.U. e Dipendente a T.D. del Comune di Alia (PA)