Voci Siciliane

VICARI LUCIO VICARI LUCIO Pubblicato il 10/01/2011

 the wall

Fracassare bancomat, incendiare automobili, lanciare pe

the wall Fracassare bancomat, incendiare automobili, lanciare pe

the wall Fracassare bancomat, incendiare automobili, lanciare petardi, sampietrini, bombe carta, accerchiare in trenta un autoblindo con due sventurati poliziotti all’interno e rischiare che diventino tizzoni ardenti, sono azioni infami e mai niente le giustificherà. Ma è altrettanto infame occuparsi dei giovani solo quando vanno a fuoco le città. È come se si invitassero i più scalmanati a ripetere le loro gesta per ottenere udienza e uno straccio di notorietà. Sono due anni che sfilano pacificamente per le strade e non frega niente a nessuno. Li hanno trattati da minoranze imbecilli e indolenti, è stato detto loro che i veri giovani sarebbero quelli che stanno a casa a studiare, invece di ringraziarli per essere ancora vivi e reattivi, magnificamente capaci di scendere in piazza in questo cimitero virtuale per ricordarci che esistono e sono disperati. Ne hanno mille e uno motivi. Ma un potere tutta pancia e niente testa o anima, un parlamento in cui dettano legge gli scilipoti e una maestrina dalla testa a martello come il prof di The Wall, sono la banda della Magliana della cultura, della politica, dell’arte dell’ascolto. È un Muro di omertà, di connivenze oscene, di mediocrità criminale. A molti di noi –che leggevamo Camus, Pasolini e “Todo Modo” di Sciascia- questo parlamento ci ha fatto rimpiangere persino la democrazia cristiana, perché qualche fessura, qualche crepa, una breccia per la quale passare, la lasciava. E Aldo Moro (che all’epoca trovavo noiosissimo) oggi lo venererei come un santino e penderei dalle sue labbra. Perché osteggiare un Moro o un Berlinguer per ritrovarsi uno Scilipoti o un Calearo è la cosa più conturbante che possa capitare a una generazione. Questo Muro di oggi è intonso come la fronte degli idioti, non sente ragioni né prova di sé pena o vergogna, al contrario, è compiaciuto della propria ineffabile tenuta, delle proprie prebende e immunità, dei posti pubblici elargiti ad amanti e parenti, si pavoneggia delle proprie schifezze, se ne vanta in barzellette da commendatore ai Caraibi. Le “zone rosse” che il Muro di oggi protegge sono ben altre che lo spazio antistante Montecitorio. Il Muro di oggi protegge le zone rosse interiori di chi era al potere in questi vent’anni e non ha mosso un dito perché era scomodo farlo. Perché non gli conveniva. Perché era ricattato dai propri scheletri custoditi negli armadi di qualcun altro, e viceversa. Detesto fare di tutta l’erba un fascio, ma chi oggi comanda, in Italia, non può non essersi già venduto a tutto. E chi ha ancora dei valori, chi è trasparente, chi ascolta, chi si dona, non può che fare la fame. Ci saranno solo rare e fortuite eccezioni. Se io fossi un giovane nato negli anni Ottanta e Novanta, se l’unica forma di democrazia da me conosciuta fosse il berlusconismo e –da qualche giorno- il suo inevitabile epigono, lo scilipotismo, se avessi giocato coi mostri e con la play, avessi ciucciato latte Mediaset e Bruni Vespa Horror Show, se ogni santo giorno della mia giovinezza avessi sentito al Tg che la mafia e la camorra vincono, che la più cialtrona furbizia in questo paese ha la meglio, e i soldi, l’arroganza e la prepotenza sono l’unico valore che rende un uomo “nobile” e la vita degna di essere vissuta (il resto è utopia adolescenziale -dicono i furbi-cioè polvere e merda) e se oggi mio padre cassintegrato non potesse comprarmi il cellulare che pubblicizzano alla tele o mia madre insegnante precaria non potesse più allungarmi cinquanta euro per sfondarmi di birra con gli amici, be’, lo confesso, sarei più incazzato di loro, anche perché sarei privo di quegli strumenti di conoscenza che a noi aiutavano a temperare la rabbia e a reggere la complessità dell’esistenza: noi leggevamo, ma se avessimo avuto la tv e la play avremmo certamente letto ancora meno di questi ragazzi che andrebbero ascoltati per ore e giorni interi, in silenzio religioso, perché questi ragazzi sono l’unico futuro che ci fa un po’ sperare, l’ultimo meraviglioso sussulto di una civiltà spenta. Non si debbono assaltare i palazzi della democrazia, ma non si può pretendere che in un regime scilipotico non accada una rivolta. È ipocrita e soprattutto idiota. Chiunque veda quegli omini lì si sente giustificato a lanciare il proprio stuzzicadenti. Come si fa a non capirlo? Come puoi pretendere che la gente crepi di fame in un cantuccio vedendosi governata da gente di questo livello? Auguriamoci che qualche testa pensante sospenda la riforma universitaria e si apra al dialogo col movimento studentesco, o si moltiplicheranno le zone rosse e quel che resta del confronto democratico finirà come le immondizie napoletane, per le strade e solo per le strade. Per vent’anni avete insegnato ai giovani che non esiste altro valore che il denaro. Una crisi economica violentissima ha reso povera la maggioranza degli italiani. Non essendoci più altri valori di riferimento sta montando una rabbia devastante. Se i politici non lo capiscono, poveri noi. Ad Annozero, avrei voluto sentire i giovani studenti invitati. Ma non è stato possibile capire le loro ragioni. Gli “adulti” li interrompevano in mille modi, minacciosi o bonari, pretendendo da loro che si smarcassero dalla violenza, senza capire la portata incendiaria e violenta delle loro personali “zone rosse”. C’era bisogno di silenzio e di ascolto, invece di questa esibizione d’immaturità decrepita davanti ai nostri figli. Un’altra occasione mancata. Un’altra esibizione del nuovo inossidabile Muro.

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