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IT ALIA REDAZIONE IT ALIA REDAZIONE Pubblicato il 23/10/2014
Convegno sulle prospettive per una nuova organizzazione umanizzata della Riproduzione Assistita che pone al centro il paziente-persona

Convegno sulle prospettive per una nuova organizzazione umanizzata della Riproduzione Assistita che pone al centro il paziente-persona

Le associazioni dei pazienti infertili si riuniscono in convegno a Viagrande

Quali prospettive per la riproduzione assistita in Italia?

Il dibattito è aperto al confronto con le istituzioni e la società civile

CATANIA – L’Associazione Hera di Catania, la maggiore in Italia tra quante tutelano i pazienti infertili, chiama a raccolta le associazioni gemelle attive nella penisola per affrontare, insieme, le urgenti tematiche in materia di Riproduzione Assistita. Tematiche che verranno discusse nel convegno Prospettive per una nuova organizzazione umanizzata della Riproduzione Assistita che pone al centro il paziente-persona. Il convegno si svolgerà nelle giornate di sabato 25 ottobre (dalle ore 17 alle 20) e domenica 26 ottobre(dalle ore 10 alle 13) nei locali del Grand Hotel Villa Itria a Viagrande, e vi parteciperanno, oltre ai rappresentanti delle associazioni dei pazienti, anche esperti del mondo scientifico ed esponenti della Camera dei Deputati e dell’Assemblea Regionale Siciliana.

Già da alcuni anni – sottolinea il presidente di Hera, Mario Gambera - l`Organizzazione Mondiale della Sanità considera lo stato di infertilità di coppia come una patologia. Non è dunque più possibile sopportare che in Italia le tecniche di Procreazione Medicalmente Assistita (PMA) non siano inserite nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA). Ecco perché ci sembra necessario organizzare un momento d’incontro, per riunire le varie associazioni di pazienti infertili e riflettere insieme sullo stato delle cose, in un confronto dialettico con le istituzioni e la società civile. Il convegno è perciò aperto a tutti, ed in particolare si invitano le coppie-pazienti a dare il proprio contributo.

L’attenzione sarà focalizzata su tre punti fondamentali. Primo: l’inserimento della PMA nei Lea. Secondo: l’umanizzazione delle tecniche di PMA. Terzo: la situazione di stallo che ostacola in Italia la fecondazione eterologa, nonostante sia caduto il divieto di donazione dei gameti, abolito dalla Corte Costituzionale con la sentenza 162 dello scorso aprile. Insieme a Mario Gambera, presidente di HERA, interverranno Rossella Bartolucci, presidente dell`associazione SOS Infertilità di Milano; Monica Soldano, presidente di Madre Provetta; Laura Volpini, presidente di AIDAGG (acronimo di Associazione italiana per la donazione altruistica e gratuita dei gameti). Per AIDAGG saranno presenti anche il vicepresidente Sebastiano Papandrea e il presidente del comitato scientifico Gianni Baldini: entrambi sono tra gli avvocati che hanno vinto il ricorso davanti alla Consulta.

Il versante medico-scientifico è rappresentato dal ginecologo Antonino Guglielmino, direttore dell’Istituto di Medicina e Biologia della Riproduzione UMR/HERA di Catania, dalla biologa Sandrine Chamayou, responsabile scientifico del suddetto istituto, da Luigi Chiappetta, direttore sanitario e responsabile clinico del Centro Crea di Taranto e da Maria Santo, presidente del Collegio Provinciale delle Ostetriche di Messina

Importante è l’interlocuzione con le istituzioni e il mondo della politica. L’apertura dei lavori sarà preceduta dal saluto di Fiorentino Trojano, assessore del Comune di Catania con delega Armonia Sociale e Welfare. Ad animare la tavola rotonda finale saranno i deputati nazionali Giuseppe Berretta, Giovanni Burtone, Giulia Grillo, e i parlamentari regionali Giovanni Carlo Cancelleri, Angela Foti, Gino Ioppolo, Nello Musumeci, Concetta Raia, Stefano Zito. Interverrà la scrittrice e attrice Eleonora Mazzoni. Tra i moderatori i giornalisti Nuccio Sciacca, medico, e Caterina Andò.

E vediamo nei dettagli i nodi centrali del convegno. Primo punto: inserimento della PMA nei Lea. Come affermato dall’OMS, l’infertilità di una coppia è una patologia dell’essere umano, in quanto lo colpisce in uno dei suoi più fondamentali e naturali bisogni: riprodursi. Un bisogno così forte – osserva Gambera – che la natura lo mette prima dell’istinto di conservazione, come è stato dimostrato dall’abnegazione e dal coraggio di molti genitori, nel corso della storia. Tutto ciò per dire che non è più né naturale né tollerabile rimandare l’inserimento delle tecniche di PMA nei LEA, garantiti dallo Stato a tutti i suoi cittadini; anche perché in questi ultimi anni si sta assistendo a sperequazioni nel trattamento delle coppie-pazienti in funzione della regione di residenza. Le coppie-pazienti più fortunate con 37 euro di ticket hanno diritto ad un trattamento di PMA, mentre le meno fortunate, come quelle siciliane, sono costrette a pagare più di 3000 euro. Questo ha fatto sì che si istaurasse una mobilità passiva onerosa, ingiusta ed economicamente a dir poco inefficiente.

Secondo punto: umanizzare le tecniche di PMA. È necessario e doveroso soffermarsi a considerare gli aspetti psicologici che si nascondono dietro al ricorso alle tecniche di PMA per diventare genitori. La coppia-paziente vive una situazione di stress e di disagio causati sia dalla consapevolezza che qualcosa in sé non va, sia dall’invasività (fisica e soprattutto psicologica) della tecnica di PMA cui si appresta a sottoporsi. Attraverso tali tecniche, la nascita del bambino non è più scandita dai tempi della natura ma da quelli della scienza. Quanto detto impone una riflessione sulle tecniche di PMA (ovvero sui protocolli medici e le procedure di laboratorio in uso), per renderle più umane possibili.

Terzo ed ultimo punto: perché la fecondazione con donazione dei gameti non è ancora pienamente operativa? Come si spiega – evidenzia Gambera - che in uno stato di diritto, quale dovrebbe essere l’Italia, una sentenza della Corte Costituzionale, la 162 del 9 aprile 2014 sulla cosiddetta eterologa, continui ad essere disattesa, nonostante ciò stia comportando ingenti sofferenze alle coppie-pazienti, costrette ad un’inutile attesa che dura da oltre sei mesi? Bisogna chiederselo e battersi ancora una volta per uscire da questa situazione di stallo. E pensare che basterebbe un semplice atto amministrativo per rendere operativa la decisione della Consulta, evitando così che i nostri cittadini vadano all’estero con un ingente aggravio di disagi economici e soprattutto psicologici.

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