Ghvmbert ”Il dentice in crosta di sale”.
Ghvmbert ha tratto spunto per le sue riflessioni e per la scelta della sua ricetta ,dal libro Cento Sicilie” di Gesualdo Bufalino e Enzo Zago.
Il libro scelto costituisce un viaggio nel tempo intriso di fascino e magia e riporta testimonianze antiche e attuali.
Non mancano descrizioni di paesaggi e colori e ,per un artista come lui, è nata spontanea la esigenza di partire da un colore non colore: il bianco.
Dai colori della Sicilia alle tradizioni culinarie il passo è stato breve.
Dal bagliore del bianco al sale e alla ricetta:
”Il dentice in crosta di sale”.
Da “Sicilia tra colori e nobili sapori” di Ghvmbert
Sono stato da sempre attratto dagli aspetti architettonici e artistici della Sicilia, la terra di cui mi onoro di essere figlio. Questa predilezione per gli aspetti storici si è man mano estesa alla conoscenza di più ampie forme storico- culturali dell’Isola, non escluse le feste popolari, il folclore e le tradizioni culinarie.
Ho condiviso l’accorato rimpianto della Sicilia lontana, vestendo le penne del pavone di Ibn Hamdīs, e frequentato i mercati di Messina di Ibn Gubayr, che abbondavano di odorosa e saporita frutta, e scrutato le stelle nel gran planisfero d’argento, ordinato da re Ruggero e costruito dal geografo arabo Edrisi. Mi sono immerso nel mondo letterario e filosofico di Luigi Pirandello, e, saziato dell’interpretazione universale sociale e umana dello scrittore Giovanni Verga. Ma più di tutti, grazie alle parole di Marguerite Yourcenar, ho partecipato, nascosto tra i sostegni delle quinte, a quello stupefacente teatro dei Pupi siciliani: gridavo, piangevo, ridevo contando i colpi inferti durante il combattimento ai malvagi infedeli ed applaudivo con entusiasmo.
Come novello Don Chisciotte, in questa epopea cavalleresca, ho partecipato alle crociate e ai fatti epici dell’Orlando Furioso e dell’Orlando Innamorato. Assistevo Rinaldo, che, sul finir della vita, indossava il sajo del pellegrino per lasciare l’armatura. Mi divertivo sentire la voce greve del puparo, che faceva parlare la bella guerriera Bradamante, ornata da piume di struzzo azzurro. Mi rattristava invece la voce agra nell’interpretazione della sfortunata Angelica.