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IT ALIA REDAZIONE IT ALIA REDAZIONE Pubblicato il 26/10/2013
MESSINA - AL FELTRINELLI POINT APPUNTAMENTO CON PIER VIRGILIO DASTOLI " UN`ALTRA EUROPA E POSSSIBLIE E NECESSARIA"

MESSINA - AL FELTRINELLI POINT APPUNTAMENTO CON PIER VIRGILIO DASTOLI " UN`ALTRA EUROPA E POSSSIBLIE E NECESSARIA"

Messina – “L’Europa è stata identificata per anni in parole positive: pace, solidarietà, progresso, libertà. E` subentrata ora la paura: del futuro, della perdita di identità, del ritorno ai dèmoni del passato”. A 20 anni dall’entrata in vigore del Trattato di Maastricht, viene pubblicato un libro che è una sorta di “diario di bordo” per capire e farsi un’opinione che non sia solo “di pancia”.
Il libro si chiama – un titolo, un programma – “C’eravamo tanto amati. Italia, Europa e poi?” ed è scritto da Roberto Santaniello e Pier Virgilio Dastoli. Se ne parlerà al Feltrinelli Point Messina martedì 29 ottobre alle ore 17, nell’incontro promosso dal Centro di documentazione europea, del dipartimento di Scienze umane e sociali, Università di Messina, proprio con Pier Virgilio Dastoli, il cui invidiabile curriculum lo colloca molto “dentro” l’Europa, essendo stato, tra l’altro, dal luglio 2003 all’agosto 2009 direttore della Rappresentanza in Italia della Commissione europea. Un fatto, questa competenza specifica, che lo stesso Romano Prodi, nella ricca introduzione al testo, evidenzia e sottolinea. A presentare il libro, Santi Fedele, professore ordinario di Storia contemporanea dell`Università di Messina.
Il libro parte da Maastricht e giunge fino alla crisi arrivata dagli Stati Uniti, analizzando, dalla “evaporazione” del consenso popolare alla sfiducia dei mercati, questo “cantiere Europa” che riapre anche se – come si legge nella quarta di copertina - “gli architetti sono incerti sulla ristrutturazione da fare, sulle ditte da coinvolgere, sui tempi di consegna e anche sui futuri inquilini. Eppure non bisogna fermarsi”.
“Prodi – spiega Dastoli - da presidente della Commissione europea si è trovato di fronte alla sordità dei governi quando ha chiesto di chiarire il tema dei confini dell`Unione europea, di rendere intelligente il patto di stabilità, di aprirsi ai paesi del mediterraneo, di rendere più democratica la governance europea, di non essere prigionieri del principio dei veti nazionali. Ebbene, se non saremo capaci di dare ascolto a chi ci parla di questi problemi e ci chiede di risolverli il sentimento di paura sarà sfruttata dal populismo e dall`euroscetticismo e il processo di integrazione si bloccherà. Dobbiamo cogliere l`occasione delle elezioni europee del 25 maggio 2014 per spiegare che un`altra Europa è possibile (e necessaria)”.
La questione è di immediata attualità. “L`Italia (e non il Sud da solo) – sottolinea Dastoli - ha grosse e gravi responsabilità nella mancata soluzione della questione meridionale e, per quanto riguarda l`uso delle risorse europee, nella loro pessima gestione, nell`intreccio fra finanze e criminalità, nel non-rispetto delle regole e della trasparenza. In questo settore la mia esperienza mi porta a dire che l`Unione europea non ha colpe con l`eccezione rilevante di un bilancio europeo asfittico deciso con miopia dai governi nazionali. Siamo ora alla vigilia della nuova programmazione 2014-2020 e dovremo muoverci cambiando radicalmente i contenuti dei progetti, il metodo e l`agenda. Per far questo un notevole aiuto può essere dato dalla nuova cabina di regia decisa dal governo. Dovremo dare più spazio allo sviluppo delle aree interne, rafforzare la cooperazione interregionale, agire con il bisturi per tagliare drasticamente i legami fra le finanze europee e la criminalità organizzata (mafia e `ndranhgeta in particolare) sciogliendo giunte comunali infiltrate, proseguendo sulla via dei sequestri e sull`uso pubblico dei beni sequestrati, aggredendo con la forza della giustizia le innumerevoli forme di complicità pubbliche e private, rafforzando la cooperazione giudiziaria internazionale, incrementando l`imprenditorialità giovanile e femminile per sottrarre giovani e donne al ricatto indegno della criminalità”. Anche perché “solo così il Sud potrà risorgere”.

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