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IT ALIA REDAZIONE IT ALIA REDAZIONE Pubblicato il 15/01/2012
PALERMO - La Fondazione Federico II inaugura la mostra personale di Bios Vincent - "Il muro ha un suono"

PALERMO - La Fondazione Federico II inaugura la mostra personale di Bios Vincent - "Il muro ha un suono"

La conferenza stampa di presentazione della mostra si svolgerà venerdì 13 gennaio 2012 alle ore 11 nella Sala Rossa di Palazzo dei Normanni, mentre la cerimonia d?inaugurazione avrà luogo lo stesso giorno alle ore 19:00 nelle Sale Duca di Montalto, e per l?occasione, un?inedita performance dal forte impatto emotivo introdurrà alla visione della mostra che celebra l?atteso ritorno del giovane artista trapanese nella sua terra d?origine dopo le recenti esperienze artistiche in Cina, a Boston e a Berlino.

La mostra è patrocinata dalla Regione Sicilia, dall?Assemblea Regionale Siciliana e dalla Fondazione Federico II, e promossa dall?Associazione Sicilia Promotion, con il contributo di Galleria Affiche Milano e Galleria 71 Palermo. Sponsor d`eccezione URSA Italia SrL.

La mostra: Per gli spazi del Palazzo Reale l?artista costruisce un percorso del tutto inusuale, che si snoda dal piano inferiore, in cui si è accolti dai video con i gli atti performativi dell`artista, fino alla sala centrale del piano superiore, dove una labirintica installazione composta da oltre 40 opere di grandi dimensioni avvolge il visitatore in spire materiche dalle forti cromie che prendono il sopravvento e conducono alla grande parete di fondo interamente coperta da un lavoro di notevoli dimensioni emozionali.
La straordinaria pratica artistica di BIOS, sempre in bilico tra pittura e installazione, trova nei pannelli termoacustici in polistirene estruso, realizzati dall?azienda URSA Italia SrL, il supporto fisico e concettuale per le sue opere, un modo per assemblare i materiali più disparati - pittura, oggetti di riciclo, plastiche, tessuti, cemento - in un lavoro artistico capace di originali vibrazioni visive ed emotive. Di fronte ai pannelli cosparsi di cemento o lasciati quasi a vivo, perforati da proiettili di vari calibri, Magnum, piombini, Lupara, e alle installazioni a parete con numeri, parole, lettere, segni violentati dall?uso determinato e mirato di armi da fuoco, ci si lascia trasportare da un?eco silenziosa e ci si trova a riflettere sul suono provocatoriamente emanato da quei muri, un suono che racconta le vite e le sofferenze degli uomini.
L?arte di BIOS - afferma la curatrice della mostra Martina Cavallarin - appare da autodidatta, ma è mutuata, invece, da un preciso percorso culturale, da codici antichi come la grafica o la letteratura medievale, le incisioni, l?arte sacra e un immaginario visionario. La sua indagine artistica è prolifica e costante, sempre più rivolta a problematiche di eco sostenibilità ed esistenza consacrate, necessariamente, alla spasmodica ricerca di giustizia, verità, coscienza, amore. La ricostruzione e la protezione della memoria si apre una strada nella superficie di cemento, prepotentemente, come le pallottole che la trafiggono, per espandere il silenzio e non smarrire il ricordo.

Pittore bulimico ed energetico, artista performativo sia nei gesti con i quali riempie e scarnifica le sue opere bidimensionali e tridimensionali, sia nelle mise en scene che sono parte integrante e vitale del suo lavoro, Bios ha una ricerca personale che indaga nella dimensione del sociale concentrandosi su temi spigolosi come l?aborto, l?ecologia, le sopraffazioni, la violenza, le barriere fisiche e mentali. Ciò che interessa al giovane artista trapanese che vive e lavora tra la Cina e l?Italia è analizzare il rapporto tra l?uomo e l?arte, tra l?uomo e l?ambiente, tra uomini nel senso più profondo dei rapporti interpersonali d?odio o amore, per addentrarsi nella dimensione metafisica mediante la trasformazione del linguaggio e dei materiali. I lavori esposti parlano attraverso dei codici precisi indagando l?inconscio privato e collettivo con un?arte che si avvale sempre dell?intrusione di un?azione performativa sia quando struttura delle scene in cui cacciatori sparano virtualmente sulla preda, metafora per eccellenza, così come quando l?artista impersona i ?pinocchio? o simula crocefissioni. Anche le installazioni a parete con i numeri che sono segni, logo precisi - come nel caso del numero 194, cifra che contraddistingue la legge sull?aborto, oppure nel caso di parole, lettere, scritte - nella fase finale di realizzazione dell?opera vengono violentati dall?uso determinato e mirato di armi da fuoco.
Attento alle dinamiche della memoria e della sua conservazione, il suo lavoro è sedimentazione esagerata e sconnessa di materiali e tecniche che nella finalizzazione complessa dell?opera rivelano e svelano equilibri e armonie insperate. BIOS dilata la dimensione temporale con tutti gli strumenti che conosce: spatole, pennelli, reti, proiettili, plastiche, tessuti, cemento e grovigli di materia, oggetti. Si pone in tal modo l?artista e l?opera che genera in una posizione sublimata in cui è possibile riflettere e riflettersi per mettersi costantemente alla prova, per urlare il disagio e la pietas che invade costante e leggera tutta la sua produzione.
La sua straordinaria e inusuale pratica artistica è sempre in bilico tra generi - pittura e installazione - e strumenti: i pannelli URSA, isolanti termici in polistirene estruso per l?edilizia, sono le basi che BIOS adopera come supporto fisico e concettuale delle sue opere.



Orari:
dal lunedì al sabato, 8.15 - 17.40 (ultimo biglietto emesso alle ore 17.00)
domenica e festivi: 8.15 - 13.00 (ultimo biglietto emesso ore 12.15)

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