Voci Siciliane

GUCCIONE ROMUALDO GUCCIONE ROMUALDO Pubblicato il 22/10/2021
Coi soli occhi

Coi soli occhi

Già, ti prego di tenere presente — non l`avrai a male — che mi chiamo così: "padre Barcellona" e non "Rev.mo Monsignore ". (dal P.S. di una lettera a pag.169 dello "Epistolario"a cura di P. Paolo Iovino).

L`ultima volta che ti vidi avevi gli occhi chiusi, ma stringevi, ancora, il tuo Libro, con tale naturalezza che non sembrava, proprio, che te lo a­vesse accomodato, tra le mani, tene­ramente, un tuo familiare... Dormivi e non avevi più niente da dirmi... Finalmente, per una volta, ti avevo colto immerso nel sonno.

Le volte precedenti, ti avevo visto sempre sveglio, seppur con l`aria di un astronauta, reduce dallo spazio, e riprendevi, con i soli occhi, goliardi­camente complici, discorsi che du­ravano ormai da gran tempo, da quando svolgevi, nei miei confronti, la doppia funzione di padre spiritua­le e di padre, a tutti gli effetti, e nonostante la numerosa figliolanza, mi facevi sentire un pulcino privilegia­to... Senza questa sensazione, come avrei potuto nutrirmi in quel nido d`aquile cefaludense?!

Le altre volte, comunicavi con me, coi soli occhi, sostenuti da sequenze locutorie non ben definite, ma atte a sbrecciare il muro della memoria... Alludevi alla sequela di circostanze estive godute a Santa Lena, o seduti attorno a un odoroso e sostanzioso desco, in un interno rustico, o sotto gli alberi, nelle ore meridiane, a con­sumare vivande e a scambiarci alle­gri, salutari, prosit... .

Tu che, a coronamento dei tuoi studi alla Cattolica, avevi discettato su San Basilio, anzi, avevi dialogato con San Basilio, ci confessavi, nel corso di siffatti, gioiosi, convegni, che proprio a Santa Lena, più che nelle sedi accademiche, avevi avuto modo, eziandio, di approfondire la poesia di Teocrito, per la possibili­tà di sperimentare, colà, le intime correspondences tra il mondo a­greste e bucolico, cantato dal pre­sunto siracusano e quello di cui la campagna santalenese era parte.

"Ti ricordi?"- mi dicevano i tuoi occhi -, quando, nella sagrestia di San Giuseppe, dopo la messa e pri­ma della colazione, mi mettevi sot­to il naso un brano di greco, contro cui avevi battuto il capo? O quan­do mi venivi a trovare, a casa, per il Tedesco, perché tu potessi affrontare, serenamente, l`esigente Marmi, assistito dal tuo padre spi­rituale e, nel contempo, da chi, in quel di Monaco di Baviera, aveva respirato l`aria della terra dove era nato e già cresceva (/che lo raccol­se infante e lo nutriva/) il futuro papa Ratzinger ?...

"Ti ricordi?", mi dicevano i tuoi occhi buoni, la bocca abbozzando sequenze di parole tronche e sinco­pate, ”Per cinquant’anni e più il Cefalino, figlio segreto di Kefaloidion, ha portato acqua al Lavatoio Medievale, e, per altrettanto tempo, ha brontolato il mare, retrostante il Seminario, quando, riuniti in cap­pella, nelle varie ore del giorno, e prima di andare a dormire, cantava­te, in latino, i dolci inni, a Dio e a Maria, e qualche dissonanza, in un accento o in una desinenza, come padre spirituale, perdonavo, ma, co­me latinista, a corollario dei canti, stigmatizzavo.

"Ti ricordi, insomma, di quello che ti ho dato?!...", mi dicevano i tuoi occhi intelligenti. "Ti ho dato un amore, in esclusiva, per quanto condiviso, come padre e madre a numerosa prole, ti ho fatto crescere intellettualmente e spiritual­mente, ho sempre sostenuto la tua fede traballante, ora più che mai con la mia tacita e sofferta performance, e tu hai fede, perché io ho avuto fe­de... Poche volte mi meravigliai di questo mio figlio, e, per un momen­to, l`ho considerato perso: quando, incontrandolo alla Stazione (io ri­tornavo a Cefalù da Alia, lui, ad A­lia, da Palermo), ostentava un libro di uno scrittore anticlericale, troppo becero e prevenuto per vederlo nelle sue mani, o quando, al trattenimento delle nozze di mio figlioccio France­sco, mi chiese quale prevedevo fos­se il mio futuro, ed io, prontamente, -Come Dio vorrà! - gli risposi ... Peraltro, l`ho sempre riconosciuto come amato e atteso figlio, anche quando la malattia metteva a dura prova la mia memoria…”..


Didacus
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pubblicato nel Periodico parrocchiale di Alia "LA VOCE", nr.2/06, pag.3



Padre Damiano Barcellona

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