Ci mettevamo in piedi a fianco al banco con la mano sul cuore e la ca
Ci mettevamo in piedi a fianco al banco con la mano sul cuore e la cantavamo a gran voce. Era l`appuntamento fisso di ogni giorno, appena prima della recita del padre nostro, nell`attesa del suono della campanella di fine lezioni che ci faceva precipitare giù a pianterreno per l`immancabile refezione. Negli anni successivi, mi è capitato spesso di ascoltare " la canzone del Piave ", ma intonata nella piazza del paese natio (seppure in video), ha generato in me ricordi cari e indelebili. Le lacrime " di la za Cuncetta " ammantata nel suo scialle nero di lanetta ed io guardandola, ad asciugare le mie, quando mio padre mi poggiava la mano sulla spalla stringendomela e togliendosi la coppola , per ricordare e onorare tutti i caduti fra cui il padre che la grande guerra gli aveva portato via lasciandolo orfano all`età di due anni. Non era il solo. Dopo tanto tempo, non mi vengono alla mente i volti, ma ricordo che tutti insieme, facevano capannello in un determinato punto di una gremitissima via Garibaldi come a volersi consolare e farsi forza a vicenda nel ricordo del sacrificio dei loro cari, caduti chissà dove e per un qualcosa che forse nemmeno comprendevano pienamente. Il tempo passa e fà dimenticare, trascinando lacrime e sofferenze nell`oblio per far posto a moderni venti secessionistici, razzisti, di sfaldamento e rifiuto del diverso (poco importa a quale latitudine), predicati da cialtroni di turno ai quali indifferenza, assenza e ignoranza danno forza nell`esporre legittimità illegittime. Allora oggi come non mai, si ha bisogno di presenze, o meglio di esempi. E se chiunque può fare presenza, gli esempi non possono non venire dalla scuola, dalla chiesa, dalle associazioni, dal professionismo, dalla cultura, dall`essere genitori. Se così non è, allora il passato perderà il suo valore storico e quell`ultima strofa dell`inno del Piave " E tacque il Piave: si placaron le onde sul patrio suolo, vinti i torvi Imperi, la pace non trovò nè oppressi nè stranieri. " che racchiude e raccoglie il senso e il valore morale dell`immane sacrificio di un popolo intero, non trova ragione ad essere intonata in nessuna piazza o luogo pubblico. Un caro saluto a tutti. Uno particolare a Rosolino, amico di gioventù.