NO AL BULLISMO
Tutti i giorni sentiamo in tv o leggiamo casi di violenza tra ragazzi. Le vittime sono scelte per una loro diversità: timidezza, sensibilità o un difetto fisico. Spesso a subire sono disabili o autistici incapaci di difendersi. Esistono due forme generali: il primo tipo di bullismo è quello diretto, cioè fisico (spintoni, calci, pugni, maltrattamento o furto di oggetti) o verbale (offese, insulti, minacce). Il secondo tipo è quello psicologico: si danneggiano le amicizie della vittima e l’autostima ed è comune tra ragazze. Atti psicologici sono: isolare la vittima, rifiutarla, ridere e diffondere cattiverie alle sue spalle. Le cause del fenomeno secondo me sono sia fattori individuali che sociali. Ad esempio crescere in un clima di violenza familiare o poco sereno rende un bambino più aggressivo. Il bullo prova rabbia e invidia nei confronti degli altri e ha bisogno di scaricare sugli altri le proprie emozioni. Ma la causa è anche la società. I ragazzi sono tutti vittime del condizionamento sociale. Viviamo in una realtà in cui chi è diverso dalla massa viene escluso. Un difetto fisico, essere sovrappeso, oppure troppo bravi a scuola sono le cause più comuni per le quali si diventa vittime. Si prende di mira qualcuno non per quello che è, ma per quello che appare. Infatti tutto si basa sull’apparenza, sul percepire qualcuno più debole. La diversità si fa sinonimo di debolezza. Tutti vogliono essere uguali al gruppo, rispettare le regole sociali per non essere esclusi. Gli adolescenti cercano di nascondere insicurezze, imperfezioni e paure dietro maschere, i bulli vogliono apparire forti, invincibili. Pensano che mostrare le proprie fragilità significherebbe venire schiacciati, si è dominati da una sola legge, quella del più forte. Si crede che solo i più forti sopravvivano nella società, i deboli invece sono destinati al fallimento e ad essere schiacciati. I bulli non si comportano così per divertimento o perché si annoiano, ma vogliono adattarsi all’ambiente, dominarlo per sopravvivere in esso e non essere attaccati. Si aggredisce per paura di diventare prede. Si tratta non di un fenomeno individuale cioè non coinvolge una persona contro un’altra, è qualcosa di sociale, perché può nascere in ogni ambiente dove c’è un gruppo di persone. Il fenomeno esiste perché esiste un gruppo in cui domina la mentalità del branco, che attacca la preda colpendola nei punti deboli. Il bullo cerca usa la violenza per essere visto come forte dagli altri che temendolo non lo attaccheranno, ma lo seguiranno, vuole essere il capobranco temuto e rispettato. Una soluzione è fare in modo che chi assiste abbia il coraggio di dire basta invece di guardare, inoltre i rapporti tra gli studenti devono diventare meno superficiali. Cosa vivono davvero al di fuori dalle mura scolastiche? Forse se tutti conoscessero meglio la vita degli altri si smetterebbe di giudicare dalle apparenze. Ognuno potrebbe raccontare la sua storia e condividerla con gli altri così da mostrare chi si è davvero. Si devono sensibilizzare tutti, alunni, professori e famiglie alla gravità del fenomeno. Non si tratta di ragazzate ma di qualcosa di più serio che può segnare la vita di una persona. Oltre a punizioni per i bulli quando è troppo tardi, bisogna prevenire il fenomeno. E` arrivato il momento di unirci e dire STOP AI BULLI.