Tornando da scuola, corsi dalla signorina Iovino, mi sedetti nella s
Tornando da scuola, corsi dalla signorina Iovino, mi sedetti nella sedia di "zarbara" senza poggia spalle e aspettai mezzoretta, giusto il tempo che finisse di stirarla. Poi avvolta tra le braccia e stretta al petto la portai in chiesa come una reliquia e l`appesi tra quella di Antonino Patti e Franco Genovese. Le raccomandazioni furono chiare tra cui quelle che imponevano di non toccare quella lunga appesa all`estrema sinistra dell`armadio con la cotta "cu li merletti ricamati". E` di "Totò Murminu" mi avvisarono gli anziani "chiddu chi studìa pi parrinu a Cefalù". E fù così che iniziai la mia carriera di chierichetto, divisa tra Sant`Anna e San Giuseppe. La "zà Giuseppina la saristana", terminata l`ora di catechismo in cui avevo espresso il desiderio di entrare a far parte del gruppo dei chierichetti mi disse "vai nni mastru Tanino a fariti pigghiari li misuri di la tunachetta e dici a la signorina Maria ca ti manna patri Paracu". Quando mi presentai da mastro Tanino per le misure, Rita ed Enza e tutta la cricca delle sartine (ca tantu assai nun ci piacia babbiari) cominciarono a prendermi in giro "`ncà comu parrinu ti vuoi fari?", " Biii chissu mancu sicularu veni, vidi ca avi du chicchiridda" rincarava qualcun`altra, " nenti ci fà, tantu la chierica ci la radinu cu la lattera e li chicchiridda nun si vidinu" aggiungeva qualcun`altra. Terrorizzato dal pensiero di quanti guai avrei dovuto subire nella malaugurata ipotesi che mi sarei affezionato alla tunica ero in procinto di scappar via. La za Maria mi salvò appena in tempo "vieni cu mia e nun ci dari cuntu a ssi quattru sparritteri, ca ti fazzu na tunachedda cu li buttuna comu a chiddi di lu viscuvu, pua vai `ntà la signorina Teresa e ti fai allestiri la cotta " e così fù. E` stato il più bel manufatto che abbia mai indossato, ricordo in cattedrale a Cefalù, noi chierichetti di Sant`Anna (accompagnati da Padre Giovanni del quale dopo la parentesi Aliese, non ho saputo più nulla) spiccavamo come una macchia di Gelsi su una tovaglia rossa. La mia infanzia, non era costellata di scuole di calcio o scuole di ballo, io come istruttori e allenatori a parte la signorina Giuseppina e quel Padre Giovanni che ho menzionato ho avuto Padre Pasquale, padre Todaro, Padre La Mendola e alle medie padre Disclafani. A loro devo un grazie per tutto ciò che mi hanno insegnato, speranzoso di non averli delusi per come mi sono posto nell`affrontare questa grande partita che è la vita. Un caro saluto a tutti