Delle feste, spesso restano strascichi di ricordi, sopratutto quando
Delle feste, spesso restano strascichi di ricordi, sopratutto quando essi ti portano lontano nel tempo. Ti accorgi che tutto e fermo al giorno in cui sei andato via. La tecnologia che prova a farti rivivere le tradizioni, invece genera confronti. Chi osservando i dolci Pasquali che invadono il web, non ha esclamato: "nun c`è parauni" riferendosi a quelli fatti nei forni a legna ai tempi dei nostri genitori. Essi mica si potevano confrontare con quelli fatti in Lombardia o in Piemonte se non addirittura in Germania o in Olanda. Mia madre al massimo ne parlava "cu la za Vicenza e la za Gnesa" se poi voleva fare paragoni più ampi svoltava la "cantunera" e le confrontava con quelli fatti da "la za Gnazia o la za Maria". E allora vai, " Mi cci vinni anticchiedda di ciminu supierchiu ", "a mia mi vinniru `mpastati anticchia cchiù duri", "sapissi! lu furnu era troppu cauru e mi l`avvampà tutti", "a cchi ssacciu chist`annu mi vinniru senzan`anghi". A proposito di "Anghi", ai miei tempi il nostro dolce tipico Pasquale era "lu PANUZZU" e oltre ad essere buono per il palato e bello per gli occhi al contrario di molti che si vedono ai tempi nostri, ("Sunnu ssi `mpruogghi di farina" mi ha confidato mia zia) era provvisto di "anghi" che poi funzionavano anche come unità di misura per la consumazione dello stesso " mi nni mangiaiu un`anguzza", "dui anguzzi" e così via. Tempi andati e da ricordare. Un caro saluto a tutti.