Dal libro: Il sangue del sud. Così veniva esercitata la giusti
Dal libro: Il sangue del sud. Così veniva esercitata la giustizia nel 1861 “ in nome di Vittorio Emanuele Re eletto dalla Nazione “ , dal generale e luogotenente nell’ex Regno delle due Sicilie, Enrico Cialdini, che ottenne oltre ai poteri militari, anche quelli civili. Cialdini, scaltro e determinato condusse la repressione del brigantaggio senza scrupoli, convinto che fosse il suo dovere di italiano e di soldato. Dopo i primi mesi fornì a Torino i risultati della sua azione, soltanto nel Napoletano: 8968 fucilati, tra i quali 64 preti e 22 frati,: 10.604 feriti; 7112 prigionieri; 918 case e 6 paesi interamente bruciati; 2.905 famiglie perquisite; 12 chiese saccheggiate; 13.629 deportati; 1.328 comuni messi in stato d’assedio. Non fu una guerra al brigantaggio, fu combattuta invece una guerra civile, con rappresaglie, saccheggi e fucilazioni sommarie. Il popolo deluso dalla liberazione ad opera di Garibaldi, si sentiva tradito e si ribellava dalle leggi imposte dall’invasore piemontese. Basta pensare che nel momento più aspro della guerra, tra il 1862 ed il 1863, l’esercito piemontese di stanza al sud poteva contare fino a 120.000 uomini, quasi la metà dell’intero esercito unitario. Cialdini, tuttavia, riuscì appena ad impedire che territori via via più ampi del Mezzogiorno cadessero in mano delle bande, non a vincere. I cronisti e storici locali del tempo, contarono 100.000 caduti fra i meridionali, considerando anche quanti morirono per stenti, dolore, disperazione, suicidi, prigionia. Neanche i rastrellamenti e il sangue fecero desistere i briganti. Al contrario, come crociati sedotti dall’epopea della bella morte, continuarono a battersi fino in fondo. Ora io mi chiedo: la storia, è quella imposta dagli invasori Piemontesi, oppure quella scritta con il sangue dalla povera gente del Regno delle due Sicilie? l’unità d’Italia per noi, è stata una conquista oppure una disgrazia?