MIRAFIORI PROVE DI RITORNO AL MEDIO EVO SINDACALE Il testo de
MIRAFIORI PROVE DI RITORNO AL MEDIO EVO SINDACALE Il testo dell`intervento di Maurizio Landini, segretario generale Fiom: "Lo straordinario risultato di Mirafiori, frutto del coraggio e della dignità delle lavoratrici e dei lavoratori della Fiat, parla a tutto il paese. Dice che è necessario difendere insieme il lavoro, i diritti e la democrazia, perché sono la condizione per un nuovo modello di sviluppo e per una nuova giustizia sociale nelle fabbriche e nel paese. Per questo, il 28 di gennaio è importante che allo sciopero generale dei metalmeccanici partecipino anche tutte le persone che ritengono che in questo momento la lotta dei lavoratori di Mirafiori e Pomigliano è una lotta generale. Ed è per questo importante sostenere anche gli appelli che sono stati lanciati, quello in cui le persone, qualsiasi idea abbiano e qualsiasi posizione sociale ricoprano, si esprimano a fianco della lotta delle lavoratrici e dei lavoratori Fiat. Credo che sia un atto di civiltà perché siamo di fronte a una fase che mette a nudo queste questioni. Del resto c`è una lontananza e una latitanza del governo e della politica dal lavoro, e invece a partire dalla dignità e dal coraggio dei lavoratori di Mirafiori è possibile aprire una fase nuova. Per questo, oltre a invitare tutti a partecipare il 28 alle manifestazioni che si faranno regione per regione in occasione dello sciopero generale dei metalmeccanici, credo che sia importante sostenere queste lotte firmando gli appelli di sostegno che sono stati promossi. La società civile con la Fiom: "Sì ai diritti, No ai ricatti". Firma l`appello di Camilleri, Flores d`Arcais e Hack Il diktat di Marchionne, che Cisl e Uil hanno firmato, contiene una clausola inaudita, che nemmeno negli anni dei reparti-confino di Valletta era stata mai immaginata: la cancellazione dei sindacati che non firmano l’accordo, l’impossibilità che abbiano una rappresentanza aziendale, la loro abrogazione di fatto. Questo incredibile annientamento di un diritto costituzionale inalienabile non sta provocando l’insurrezione morale che dovrebbe essere ovvia tra tutti i cittadini che si dicono democratici. Eppure si tratta dell’equivalente funzionale, seppure in forma post-moderna e soft (soft?), dello squadrismo contro le sedi sindacali, con cui il fascismo distrusse il diritto dei lavoratori a organizzarsi liberamente. Per questo ci sembra che la richiesta di sciopero generale, avanzata dalla Fiom, sia sacrosanta e vada appoggiata in ogni modo. L’inaudito attacco della Fiat ai diritti dei lavoratori è un attacco ai diritti di tutti i cittadini, poiché mette a repentaglio il valore fondamentale delle libertà democratiche. Ecco perché riteniamo urgente che la società civile manifesti la sua più concreta e attiva solidarietà alla Fiom e ai lavoratori metalmeccanici: ne va delle libertà di tutti. Andrea Camilleri, Paolo Flores d’Arcais, Margherita Hack Primi firmatari: don Andrea Gallo, Antonio Tabucchi, Dario Fo, Gino Strada, Franca Rame, Luciano Gallino, Giorgio Parisi, Fiorella Mannoia, Ascanio Celestini, Moni Ovadia, Lorenza Carlassarre, Sergio Staino, Gianni Vattimo, Furio Colombo, Marco Revelli, Piergiorgio Odifreddi, Massimo Carlotto, Valerio Magrelli, Enzo Mazzi, Valeria Parrella, Sandrone Dazieri, Angelo d`Orsi, Lidia Ravera, Domenico Gallo, Marcello Cini, Alberto Asor Rosa. Alla fine hanno vinto i sì. Con una risicatissima maggioranza, ma hanno vinto. Dando così spago alla retorica della ‘volontà della maggioranza’. Ma il referendum di Mirafiori mette in drammatica evidenza uno dei paradossi più pericolosi della democrazia, che tutti i suoi teorici hanno sempre sottolineato: il rischio che la democrazia metta in discussione se stessa, con un voto della maggioranza che cancella, di fatto, i presupposti stessi della democrazia. A Mirafiori il 54 per cento dei lavoratori (e la stragrande maggioranza degli impiegati, ossia lavoratori sui quali meno incide l’accordo che hanno votato), ha deciso per tutti i lavoratori un netto peggioramento delle condizioni lavorative e un sostanziale arretramento sul fronte dei diritti. Ecco perché, in democrazia, il principio di maggioranza è solo uno degli elementi caratterizzanti, e neanche il primo. Esso può rivendicare legittimità democratica solo dopo che una serie di presupposti, formali e materiali, siano stati rispettati. Una immaginaria situazione in cui a un gruppo di persone, ostaggi di alcuni banditi, viene ‘concesso’ di votare chi di loro deve morire per primo non può certo essere definita una situazione democratica. Il paradosso è funzionale a mostrare i limiti del principio di maggioranza. Per tornare a Mirafiori, i lavoratori si sono trovati di fronte a «una scelta impossibile tra diritti e lavoro», come l’hanno definita le decine di economisti che hanno firmato una lettera di sostegno alla Fiom. Persino coloro che sostenevano il sì hanno più volte ammesso che si trattava, nella sostanza, di un ricatto. E a un ricatto si può cedere (e si può persino sostenere che si debba cedere), non si può democraticamente votare. FIRMA ANCHE TU