Good Bye my Alia
Alia, che fabbricata sei nella collina dove il sole ti bacia di sera e mattina. Molto superbo e colossale c`è il tempio della Mamma del Signore col bimbo in braccio che sta per allattare. E tu, turista, che vieni a visitare, ammirare puoi il Palazzo dei Guccione, di architettura secolare, altre tre chiese che ci fanno onore. Natale hai dato a personaggi illustri che tramontare non possono con le primavere. Le grotte vai a visitare, rimarrai pieno di stupore di tante bellezze che l`uomo primitivo ha saputo fare. In alto sali sul Pizzo di Raciura, il suo sguardo si perde all`orizzonte. Vedi il mare, le colline che producono il grano e ogni cereale, le vallate piene di oliveti e mandorli in fiore, le siepi di rampicante rose, fior di ginestre e di camelie, dove le api attingono il nettare per fare il miele. In questa atmosfera sei nato aliese, dove tua mamma le ossa si spezzò quando ti fece. Ma tu hai lasciato questo per cercar fortuna in un paese ricco, che ha un sapore amaro, dove ognuno ti guarda da straniero, e parlar non puoi il tuo dialetto paesano. Perdono ti domando mamma e paesetto mio di collina: se ti abbandonai, colpa non fu mia, te lo assicuro, ma bensì di quel vil denaro che sognar mi facea cose grandi, mentre oggi col passar degli anni, vedo con rammarico che tutto è niente. Tornar vorrei per riposar le mie stanche membra ed esser seppellito accanto agli avi, all`ombra dei cipressi secolari. Ma non posso perché qui piantai la mia tenda, e i miei figli parlar non sanno il siciliano. Di MARCHIAFAVA NINO |