SICILIA, PRIMA CAMPAGNA DI RICERCHE SUL RELITTO DI EPOCA BIZANTINA NEL MARE DEL COMMISSARIO MONTALBANO - Fotoracconto di IT ALIA REDAZIONE

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SICILIA, PRIMA CAMPAGNA DI RICERCHE SUL RELITTO DI EPOCA BIZANTINA NEL MARE DEL COMMISSARIO MONTALBANO

Fotoracconto di IT ALIA REDAZIONE - Ragusa Pubblicato il 11/11/2017
La nave è sepolta nei fondali di Punta Secca, nel ragusano
Prima missione di archeologia subacquea in Sicilia per i ricercatori dell’Università di Udine impegnati nelle acque antistanti Kaukana, in provincia di Ragusa. Il “Progetto Kaukana”, come è stato denominato, vede impegnati l’Unità di archeologia subacquea dell’Ateneo friulano, la Soprintendenza del mare della Regione Sicilia con il sostegno dell’Institute of Nautical Archaeology di College Station (Texas, Stati Uniti). L’indagine unisce, in particolare, l’attività di ricerca a quella di formazione degli studenti di archeologia subacquea. Il progetto è diretto da Massimo Capulli, docente di archeologia subacquea e navale del Dipartimento di Studi umanistici e del patrimonio culturale dell’Università di Udine, e da Sebastiano Tusa, Soprintendente del Mare della Regione Sicilia.
La nave nella sabbia
Obbiettivo della prima campagna, durata tre settimane e conclusa a fine settembre, è stato lo scavo e lo studio di un relitto di nave di epoca bizantina, in località Punta Secca, a 3 metri di profondità, sepolto da circa 2 metri di sabbia. Le attività hanno consentito di analizzare l’architettura dell’imbarcazione attraverso sperimentazioni di sistemi di scavo e di rilievo subacqueo. Punta secca è la località, in comune di Santa Croce Camerina, resa celebre dalla serie televisiva “Il commissario Montalbano”, la cui casa, vista in tante puntate, dista solo 200 metri in linea d’aria dal sito.
Lo scavo del relitto
Per poter studiare e documentare il relitto è stato necessario realizzare una trincea trasversale all’asse della nave. L’indagine archeologica subacquea, con finalità anche di esercitazione didattica, ha comportato lo scavo mediante sorbona ad acqua, la messa in opera di un cassero metallico (attrezzo progettato e realizzato ad hoc per contenere lo scivolamento in trincea della sabbia) e la messa in luce di una porzione di relitto di quattro metri di lunghezza e due di larghezza. Ciò ha consentito di condurre rilievi diretti, riprese per modello 3D e il prelievo di campioni per datazioni radiometriche. Tutte le attività a mare si sono svolte con il supporto tecnico del Centro subacqueo Ibleo “Blu Diving”. I dati raccolti saranno ora elaborati dal Laboratorio di archeologia delle acque del Dipartimento di Studi umanistici e del Patrimonio culturale.
Il “Progetto Kaukana” è una nuova e inedita collaborazione tra l’Ateneo friulano, che da anni conduce indagini archeologiche subacquee in Friuli Venezia Giulia, e l’unica Soprintendenza in Italia che si occupi specificatamente del mare.
«L’iniziativa – spiegano Capulli e Tusa – nasce dalla sinergia di due istituzioni che dagli estremi opposti del nostro paese si impegnano a diverso titolo per la tutela e la conoscenza del patrimonio culturale sommerso». In particolare, «la Sicilia – sottolinea Capulli – rappresenta per molti versi il cuore del mar Mediterraneo e le sue acque costituiscono un luogo di straordinario interesse per fare ricerca e formare i nostri studenti».
Il team che ha condotto le ricerche era composto da Massimo Capulli, Dario Innocenti e Lia Quarantotto (Università di Udine), Nicolò Bruno (Soprintendenza del Mare) e Maurizio Buggea (Centro subacqueo Ibleo “Blu Diving”).

 





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