Ogni qualvolta tornavo ad Alia, ci incontravamo sempre "a la cantunera di la vanedda di la scola" (all`angolo del vicolo della scuola). Allora mi fermavo e lui con il suo incedere ciondolante e un sorrisino birbante, mi veniva a salutare. Parlavamo di cose nostre e solo nostre, cose che solo due persone che non sono mai stati amici ma forse qualcosa di più si sanno raccontare.
Quella mattina il tempo era uggioso e dopo aver percorso tutta la via Palermo, prima di svoltare a sinistra per Corso Vittorio Emanuele, scommisi con me stesso "oggi a Filippo non lo incontro" , invece come per magia, me lo ritrovai al solito posto, maglioncino a girocollo, maniche alzate e l`ombrello che roteava sulle spalle. Mi corse incontro e.....:"mi parrava la testa, avvicina a la putia ca haiu nna cosa pi tia" (Ti avevo nei miei pensieri, fai un salto in bottega che ho qualcosa per te). Andai a fare il giro con la macchina e mi avviai verso la bottega da fabbro. Nel tragitto li pensai tutte: "Qualche giornalino di Capitan Miki? O qualcuno di Blek Macigno? oppure qualche Intrepido? Se non addirittura qualche Monello?" Quelle erano le letture preferite della nostra prima gioventù e ogni sabato sera con i soldi di Mastru Cicciu partivamo "fratellocci e sorellocce" a comprarli da Catallo (Catalano) e puntualmente "sciarri e frusti" (liti) per chi doveva iniziare per primo a leggerli. Arrivato, mi andai a sedere sulla sedia sotto la finestrella e lui serio come non mai tirò fuori da un cantuccio due arnesi da lavoro. "conoscendoti" mi disse "sò che li desideravi ed io ne ho fatto uno per te". Restai senza parole e i miei pensieri corsero a quante cose belle avrei potuto realizzare" lo ringraziai e andai via. Non ci siamo più rivisti. Ovunque tu sia ti giunga il mio pensiero. |