Le Grotte della Gurfa, un affascinante enigma che attende di essere svelato - Fotoracconto di IT ALIA REDAZIONE

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Le Grotte della Gurfa, un affascinante enigma che attende di essere svelato

Fotoracconto di IT ALIA REDAZIONE - Alia Pubblicato il 03/08/2018
A differenza di quanto possa far pensare il nome attribuito al sito non si tratta di un gruppo di cavità naturali, ma di un complesso di ambienti realizzati dall`uomo svuotando la roccia. Un vero e proprio monumento di architettura rupestre, dunque, che si estende all`interno di un lungo sperone roccioso a sudest del centro abitato di Alia.
Fin da lontano il costone roccioso, rossastro e bucherellato da tante aperture regolarmente disposte su due livelli, emana un certo fascino. Raggiunto lo spiazzo antistante le “grotte”, delimitato a valle da una piccola casa rurale, due aperture a livello del terreno immettono in due ambienti diversi per dimensioni e molto probabilmente anche per origine.
Dall`ingresso di sinistra si entra in una vasta stanza di forma trapezoidale con il soffitto a due spioventi che imita un tetto a falde. Sezione longitudinale delle Grotte della Gurfa Da qui si diparte un corridoio che porta nell`altro ambiente del piano inferiore, vano dove si può accedere anche dal secondo ingresso esterno, sulla destra. Una volta dentro si rimane meravigliati dall`enorme dimensione del locale con pianta quasi circolare di circa 13 m di diametro e forma scampanata con un`altezza di circa 16 m. Si tratta di un`enorme “thòlos” che per dimensioni può essere paragonato alla Tomba di Agamennone a Micene, e trova diversi similitudini architettonici con l`ipogeo di Hal Saflieni a Malta. La parte più alta e stretta del locale culmina con un`apertura circolare che proietta un fascio di luce all`interno. Lungo le pareti si notano differenti file di fori che si pensa un tempo dovessero servire ad alloggiare le testate delle travi che dividevano il grande ambiente con diversi soppalchi. La scala intagliata nella pietra è quanto rimane, molto probabilmente, della parte iniziale della rampa, poi in legno e non più esistente, che portava al primo piano.
Per accedere agli altri ambienti superiori bisogna uscire all`esterno e salire per la scala metallica posta accanto alla parete rocciosa. In fondo ad un piccolo e stretto corridoio si trovano due aperture laterali. Dal lato sinistro si entra in una camera rettangolare di circa 4,20 x 6,00 m ed alta circa 3,60 m. Dal lato destro si accede in una stanza più grande di circa 6,00 x 9,70 m ed alta circa 5,80 m. Qui, ad un`altezza di circa 2,50 m, si trova un`apertura che immette in un piccolo vano ovale che a sua volta è collegato, attraverso un piccolo foro, con una vasca di raccolta delle acque piovane. Interno della thòlos delle Grotte della Gurfa Da questa stanza si accede, attraverso un piccolo corridoio, ad un`altra stanza di circa 4,80 x 6,40 m ed alta 3,40 m. In alto, sul tetto, si apre un piccolo foro che comunica con la soprastante vasca di raccolta delle acque piovane. In corrispondenza del foro, sul pavimento, si apre un piccolo pozzo che comunica con la stanza inferiore dal tetto a due spioventi. Un breve corridoio porta nell`ultima stanza di circa 4,80 x 5,60 m ed alta circa 2,90 m. Da qui un altro corridoio porta nella grande thòlos ad un`altezza di circa 7,70 m dal pavimento, in corrispondenza di quello che doveva essere il secondo dei tre livelli creati all`interno di questo grande ambiente con i soppalchi. Tutte le stanze di questo piano hanno il tetto piatto e ognuna è illuminata da una finestra.
Le origini del complesso sono incerte e di difficile datazione anche perché gli ambienti sono stati utilizzati ininterrottamente fino a pochi decenni fa e quasi sicuramente nel corso dei secoli vi sono stati aggiunti nuovi elementi (piccole nicchie scavate nella roccia, anelli per legare gli animali, ecc.). Inoltre nei dintorni mancano depositi archeologici.
Gli studiosi, rimanendo quasi sempre concordi sul fatto che l`intero complesso fu scavato in più periodi, hanno avanzato diverse ipotesi: alcuni sostengono che le stanze siano di origine medievale, forse opera della popolazione araba, supportati in questa tesi anche dal nome Gurfa che deriva da Ghurf cioè “camera”, termine ancora oggi utilizzato nelle aree berbere per indicare ambienti scavati artificialmente nella roccia; altri farebbero risalire il nucleo principale, corrispondente alla thòlos, al periodo del rame.
Diversa, e per certi versi molto affascinante, la teoria del prof. Montagna. Egli avanza l`ipotesi che la thòlos accolse le spoglie di una personalità molto importante dell`Età del Bronzo, forse Minosse, il re di Creta che secondo la mitologia greca trovò la morte in un attentato, durante il suo viaggio per inseguire Dedalo, nella città di Camico (centro della Valle del Platani ancora oggi non identificato), mentre era ospite del re dei sicani Kokalos. Gli storici parlano di imponenti cerimonie funebre in suo onore e di una grande sepoltura costruita proprio da Dedalo. Non a caso la thòlos della Gurfa è la più grande di tutte quelle conosciute del Mediterraneo.

 









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